I no vax si stanno organizzando. Pure in Sardegna. Con certificati di vaccinazione falsi. Anche perché nei documenti rilasciati dalle Aziende sanitarie per attestare la somministrazione della prima dose, almeno sino agli inizi di maggio di aprile non c’era nemmeno il Qr Code, ciò che ha reso facilissima la duplicazione non autentica. Qualcosa cambierà dal 1° luglio con l’entrata in vigore del Pass verde, che è il certificato vaccinale con codice a barre bidimensionale. Ma nel Dpcm firmato dal premier Mario Draghi i controlli sui documenti non sono obbligatori. E soprattutto non sono leggibili fuori dai confini europei.
Andiamo con ordine. A Sardinia Post risulta che i falsi certificati sinora prodotti sono stati taroccati con una semplice scannerizzazione di un documento originale, in cui risulta modificata l’identità personale. Ovvero il nome, il cognome e l’indirizzo della persona vaccinata sono stati sostituiti con i dati del ‘falsario’. I certificati rilasciati in Sardegna sino agli inizi di maggio erano infatti semplici fogli bianchi con carta intestata dell’Ats, nei quali veniva indicata semplicemente la data della prima inoculazione e il secondo appuntamento.
Decisamente più completa – e quindi meno taroccabile – la documentazione rilasciata da maggio inoltrato in poi: anche per chi ha fatto una sola dose, nel certificato dell’Ats oltre ai dati personali scritti in alto, ci sono due Qr Code: uno si riferisce “alla somministrazione ricevuta”, l’altro riguarda “la prenotazione per il richiamo”. Il problema è che in assenza di controlli, è inutile avere i Qr Code anti-duplicazione, se nessuno si prende la briga di fare controlli, almeno a campione. E se, di conseguenza, non ci sono misure contro i non vaccinati.
In Italia il Pass verde entra in vigore dal 1° luglio. Oltre alla somministrazione delle dosi anti-Covid, raccoglie informazioni sull’esito di un tampone o attesta il contagio della malattia, quindi lo sviluppo degli anticorpi che vengono considerati alla stregua di un vaccino. Il decreto firmato da Draghi elenca, all’articolo 13, coloro che “sono deputati” alle verifiche. E si va “dai pubblici ufficiali alle compagnie aeree e di navigazione” passando per “il proprietario o il legittimo detentore di luoghi o locali presso i quali si svolgono attività o eventi”. Ma nessun accertamento è disposto per legge né l’avere il Pass verde è un vantaggio. Anche perché in Italia il certificato vaccinale non è richiesto in fascia bianca, ma solo nelle zone arancioni o rosse. Quando si viaggia nel resto dell’Ue, invece, tutto dipende dalle regole previste nei singoli Stati di destinazione. Di sicuro i Qr Code italiani non saranno leggibili fuori dall’area Schengen. E se sono certificati falsi, il rischio è che nessuno se ne accorga. Ma il rischio contagio è per tutti. (al. car.)