Con una sentenza destinata a far giurisprudenza, i giudici del Tar Piemonte sanciscono “la sufficienza del nesso probabilistico statistico tra l’esposizione all’uranio impoverito e la malattia”. La decisione presa dal tribunale amministrativo nell’accogliere il ricorso di un soldato trentaduenne affetto da una rara forma di tumore al pancreas, ribalta la consuetudine secondo la quale devono essere i soldati a dimostrare la relazione tra l’utilizzo di armamenti arricchiti con l’elemento radioattivo e l’insorgenza di patologie tumorali. Da oggi l’onere di produrre evidenze scientifiche che smentiscano il nesso di casualità ricade sul Ministero della Difesa.
Al ministero è stato anche imposto di rivalutare la richiesta di causa di servizio presentato dal soldato ammalatosi dopo essere rientrato dalla missione in Libano, dove è stato dal luglio 2008 al febbraio 2009. Tra l’aprile e il novembre del 2006, il soldato aveva invece prestito servizio in Iraq, a Camp Mittica, dove ha partecipato all’attività di bonifica dell’area, facendo esplodere gli ordigni senza alcuna protezione per le polveri. Una volta manifestatosi il tumore al pancreas e avviata la causa di servizio, al soldato è stato anche decurtato lo stipendio per le assenze dovute alla necessità di sottoporsi a chemioterapia.
La sentenza del Tar Piemonte va a sommarsi a quella emessa dalla Corte d’Appello di Roma depositata ieri, che l’8 marzo scorso ha respinto il ricorso presentato dai ministeri della Difesa e dell’Economia contro la pronuncia in primo grado sulla causa civile promossa dai genitori e dai parenti del caporal maggiore dell’Esercito morto per linfoma di Hodking nel 2005, tre anni dopo aver preso parte a una missione in Kosovo. In quel caso, la Difesa avrebbe dovuto “adottare tutte le opportune cautele” contro il rischio di contaminazione da uranio impoverito per i militari italiani in missione all’estero. Delle recenti decisioni potrebbero allora beneficiare anche le cause dei militari sardi. In tutto, accertati finora 314 morti, 3.600 i militari malati.