“Ancora una volta si calpesta il diritto dei militari di essere trattati, a livello di tutela sul luogo di lavoro, come gli altri cittadini italiani. Le norme previste dalle leggi italiana in materia di lavoro, che si basano sull’evidenza e sulle fasce di rischio e non sul nesso tra causa effetto, devono essere valide anche per l’amministrazione della Difesa che si pone come uno Stato nello Stato”. Così all’ANSA Mariella Cao, leader dell’associazione Gettiamo le Basi che da decenni in Sardegna denuncia l’inquinamento ambientale dei poligoni militari, commenta la relazione finale della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.
Quanto alla marcia indietro del prof. Trenta circa il nesso di causa-effetto tra l’uranio e i tumori, l’esponente pacifista che con la sua associazione si è costituita parte civile nel processo sui cosiddetti veleni di Quirra, spiega: “Conosciamo Giorgio Trenta, nella precedente commissione parlamentare d’inchiesta aveva negato qualsiasi connessione tra il torio e le malattie, sostenendo che il torio non è pericoloso. In quell’occasione il Pm Fordalisi aveva sollecitato l’apertura di una indagine a suo carico e trasmesso gli atti in Procura”. “E’ indecente – attacca ancora Mariella Cao – che non si riesca a stabilire che i militari si ammalano, e molti sono morti, a causa dell’uranio e di altre sostanze pericolose per poter fare avere a loro e alle famiglie gli indennizzi che gli spettano”.