Uranio, apertura della Difesa su ente terzo per le cause di servizio

Qualche ora prima dell’approvazione della relazione intermedia, che include la proposta di incardinare sull’Inail il sistema di prevenzione dei rischi in ambito militare e le procedure per gli indennizzi, la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Uranio impoverito presieduta da Gian Piero Scanu ha ospitato il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Insomma, un test non da poco, utile soprattutto a valutare l’umore del ministero maggiormente coinvolto dalla proposta di legge che tra poco approderà in parlamento. Ed il ministro, rispetto alle proposte della Commissione presieduta da Gian Piero Scanu non manifesta né una ferma chiusura né un’adesione entusiasta. “Sulla terzietà non ho preclusioni – spiega la Pinotti durante l’audizione – può essere totale o meno, nel caso in cui si decidesse di migliorare le competenze degli organismi oggi esistenti”. Insomma, una parziale apertura, ma le differenze tra le due ipotesi sono sostanziali. Solo nel caso in cui la materia venisse delegata ad un ente terzo verrebbero meno quel rapporto di sudditanza gerarchica tra controllore (Ministero della Difesa) e controllato (ente incaricato di valutare le cause di servizio) lamentata dalla Commissione. A tal proposito, Scanu parla di un “salto di civiltà non più rimandabile, perché quando è in gioco la salute dei cittadini non ci possono essere zone franche”.

Attualmente, sulle cause di servizio presentate dal personale della Difesa decide una commissione istituita presso il Ministero dell’Economia al cui interno sono, però, presenti numerosi esponenti dell’amministrazione militare. Ragion per cui, secondo la Commissione d’inchiesta, mancano i presupposti indispensabili per una serena valutazione dei casi. Sempre più militari, infatti, ricorrono contro i pareri negativi della Difesa. L’ultimo esempio, in ordine di tempo, è quello del caporalmaggiore sardo Salvatore Vacca morto nel 1999 a soli 23 anni di leucemia, contratta dopo l’esposizione a munizioni all’uranio impoverito durante la missione in Bosnia. Per la Corte d’Appello di Roma, espressasi idi recente sul ricorso presentato dai familiari del militare,  il ministero della Difesa è responsabile di condotta omissiva per non aver protetto adeguatamente Vacca.

A proposito della vicenda del caporalmaggiore Vacca, sia Scanu che il deputato del Gruppo Misto Ivan Catalano hanno chiesto alla Pinotti di non opporsi alla sentenza dello scorso 20 maggio. Ma il ministro ha ricordato che la decisione spetta all’avvocatura di Stato, precisando che oggi la legge impone ai ricorrenti l’onere di dimostrare il nesso di causalità tra l’esposizione ad agenti patogeni e le malattie. Tuttavia, numerose sentenze, nel corso degli ultime due anni, hanno attribuito proprio alla Difesa l’onere della prova del nesso di causalità.

P. L.

 

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