“Ci sono già 72 sentenze a favore del nesso causa-effetto tra inquinamento bellico e patologie dei soldati e dei cittadini che stanno attorno ai poligoni”. Così all’ANSA la fisica Antonietta Gatti (nella foto), esperta di nanopatologia e consulente di diverse commissioni parlamentari sull’uranio impoverito e del Pm Domenico Fiordalisi, che in Sardegna ha aperto il primo processo sui cosiddetti “veleni” di Quirra nel poligono militare di Perdasdefogu. “A Quirra – spiega – oltre ai soldati ci sono dei pastori e loro famiglie che si sono ammalati di tumore. Queste persone hanno respirato le polveri delle esplosioni. Anni fa per il Pm Fiordalisi avevo analizzato il cadavere di un pastore che il magistrato aveva fatto riesumare: all’interno del canale midollare della tibia ho trovato la testimonianza dell’inquinamento bellico che lui aveva respirato e mangiato nel corso della sua vita”.
La dottoressa Gatti non vuole commentare il parere del collega Giorgio Trenta che nega il nesso causa-effetto tra tumori e uranio, in contrasto con la relazione finale della Commissione parlamentare di Gian Piero Scanu (di cui anche lei è stata consulente) presentata oggi, e va dritta per la sua strada: “Lo dico dal 2004 che esiste una correlazione fra le patologie dei soldati e l’inquinamento atmosferico bellico, ovvero le polveri che si generano dall’esplosione di bombe ad alta tecnologia o dall’insieme di bombe che si fanno brillare. Parlare di uranio impoverito è riduttivo – sottolinea la fisica – ci sono anche i danni causati dalle bombe ad alta tecnologia che quando esplodono generano altissime temperature. Elementi che però generano quell’inquinamento che provoca le patologie tumorali”.