Una scommessa sui drink e poi la rissa: ecco perché è stato ucciso il 35enne al Poetto

Una rissa nata da un scommessa a chi beveva di più tra due gruppi di partecipanti alla serata in discoteca, raccontano i testimoni. Poi la situazione è degenerata. Primi spintoni, poi botte. Alla fine è spuntato un coltello. “Non l’ho fatto apposta“, così si è giustificato alla polizia il 21enne Alessio Desogus, di Quartu, in carcere con l’accusa di aver ucciso ieri all’alba nel lungomare Poetto Luca Mameli, 35enne di Capoterra.

Un colpo involontario, avrebbe riferito Desogus, difeso dall’avvocata Maria Grazia Mancosu: ha raccontato che la lama del coltello a serramanico sarebbe scattata inavvertitamente nella colluttazione. Una spiegazione tutta da verificare, secondo gli agenti del commissariato di Quartu e della Squadra mobile che sin dalle prime ore successive al fatto erano sulle sue tracce. Dopo essersi reso conto di averla fatta grossa, Desogus sarebbe scappato insieme al fratello e ad altri due amici. Per tentare di fare perdere le proprie tracce avrebbe preso una stanza in un hotel di Cagliari. Nel frattempo però la polizia gli dava la caccia. Attraverso testimonianze e la collaborazione dei gestori della discoteca che hanno messo a disposizione le immagini scattate durante la serata dal fotografo ufficiale si è arrivati presto al nome di Desogus.

E sono scattate le perquisizioni in casa e nell’ovile delle campagne di Flumini. Desogus accompagnato dal fratello nel primo pomeriggio si era rivolto al legale per chiarire la sua posizione. E, a quel punto, è intervenuta la polizia: interrogatorio in Questura per capire chi avesse effettivamente colpito a morte Mameli. E lì il giovane avrebbe ammesso le proprie responsabilità, negando però di aver provato ad accoltellare volontariamente il “rivale”. Scagionato, invece, il fratello.

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