Si è trasformato in un supereroe per combattere la malattia, per sconfiggere il cancro. Ha reso pubblici il suo dolore, la sua sofferenza, ma soprattutto ha esternato la sua voglia di combattere. Matteo Pitzalis, 37 anni di Serdiana, ha deciso di indossare, non solo virtualmente, i panni di Cancerman, il supereroe creato da lui per combattere il cancro. Ha stilizzato la sua immagine trasformandola in un fumetto, ha creato un logo con l’aiuto di un amico grafico e ha iniziato a raccontare la sua storia sui social network, sulla sua pagina Facebook e sul suo profilo Instagram. “L’idea di Cancerman nasce dalla mia esigenza di esorcizzare la malattia, di togliermi un peso – racconta Matteo – avevo la necessità di esternare quello che mi stava accadendo. Chi soffre, chi ha il cancro spesso tende a nascondersi, a non dire nulla come se si sentisse in colpa, come se la stessa malattia fosse una colpa. Diciamo che ho fatto outing e da quel momento in poi è partito questo percorso, l’idea di Cancerman, un supereroe pronto ad aiutare e stare vicino a chi si trova nella mia stessa situazione, chi si sente da solo e ha perso la voglia di combattere”.
Matteo ha scoperto la malattia circa un anno fa quando, dopo una serie di visite, gli è stato diagnosticato un colangiocarcinoma parietale, un tumore del tratto biliare del fegato. “Ero affetto da una malattia autoimmune – dice Matteo – la colangite sclerosante, ma non lo sapevo. La malattia è poi degenerata diventando un tumore. Ho fatto molte visite, sono stato ricoverato in ospedale 20 giorni, ho perso peso, poi a Roma è stato fissato il primo intervento chirurgico, che purtroppo non è andato bene. Adesso sono seguito da medici a Padova dove sarò sottoposto a una nuova operazione”. Un calvario che Matteo-Cancerman ha raccontato, sui social condividendo le proprie esperienze. “Molte persone mi hanno contattato ringraziandomi, hanno detto che con i miei racconti hanno trovato la forza di combattere”, sottolinea.
Contemporaneamente ha creato una linea di magliette con il suo logo: una C e una M stilizzate e fluorescenti. Le maglie sono in vendita e il ricavato servirà per pagare le spese sanitarie e di viaggio di Matteo. Il 30 ottobre scorso ha anche aperto una raccolta fondi. “Con la tua donazione aiuterai Cancerman nelle onerose spese mediche sanitarie che deve sostenere per viaggiare dalla Sardegna all’Azienda Ospedaliera di Padova – scrive nel messaggio della raccolta fondi – Cancerman ha bisogno del tuo aiuto per riuscire a debellare definitivamente un importante colangio carcinoma parietale e continuare a vivere crescendo i suoi piccoli bambini”. In dieci giorni ha già raccolto donazioni per oltre ottomila euro “Con questi soldi sono più sereno – commenta – sono sicuro che potrò proseguire con le cure”.
Recentemente Matteo, sposato e padre di due bambini di 2 e quattro anni, ha pubblicato sulla pagina Facebook un lungo intervento dal titolo “Perché Cancerman” spiegando a tutti cosa lo ha spinto a creare il personaggio. “Cancerman nasce dalla necessità di raccontare la mia storia di malato oncologico. Da un anno a questa parte la mia vita si è svolta tra casa e ospedale e durante le varie degenze ho riscontrato numerose pecche nel sistema sanitario – si legge -. Ho deciso quindi di creare un personaggio immaginario, un supereroe che potesse dare voce a chi si trova nelle mie stesse condizioni ma non è in grado di parlare dei propri problemi e disagi. Cancerman parla della propria quotidianità, dà pillole di sopravvivenza ospedaliera, cerca di sensibilizzare il più possibile le persone nei confronti di ciò che è la vita di un malato e di chi gli sta intorno. Bisogna abbattere il tabù del cancro, non bisogna avere paura o vergogna di parlarne e soprattutto non bisogna avere paura di nominarlo; non si decide di averlo, succede e basta e quando ciò accade bisogna conviverci e fare tutto ciò che in nostro potere per combatterlo e tornare alla nostra vita normale. Ciò non vuol dire che nel frattempo non si abbia il diritto di vivere comunque felici e sereni, essendo grati per ogni giorno in più che ci viene concesso e soprattutto con il sacrosanto diritto di vivere dignitosamente, fuori e dentro gli ospedali”.
Il viaggio contro il cancro è ancora in corso, ma Matteo non smetterà di combattere. “Bisogna affrontare la malattia con ottimismo – dice – non bisogna lasciarsi andare assolutamente. Io da quando sono in cura a Padova sono rinato e vedo la fine del tunnel”.
Manuel Scordo