Dall’Archivio di Stato potrebbero saltare alla luce nuove storie sull’Isola. Tra queste, leggere e approfondire il ricco epistolario dell’archeologo Antonio Taramelli, le note di Filippo Vivanet alla guida del Regio commissariato dei musei e scavi di antichità o la documentazione degli scavi del giovane Giovanni Lilliu, impegnato nel ruolo di ispettore della Soprintendenza. Sono alcuni dei documenti dell’Archivio di Stato di Cagliari che ora si possono leggere e studiare grazie al censimento che ha portato da 112 a 897 i faldoni e i fascicoli consultabili.
Un lavoro che consentirà – come è stato spiegato questo pomeriggio in un convegno all’Archivio di Stato – di approfondire, attraverso corrispondenza istituzionale e privata, disegni, appunti, acquisti, dispute e oltre 8.000 fotografie, cento anni di storia dell’archeologia in Sardegna, dal 1838 al 1982. Dopo vari traslochi e spostamenti, solo una piccola parte di questo patrimonio era disponibile per la consultazione. Ma, grazie a un finanziamento ministeriale di 800mila euro, destinato al progetto più ampio di restauro e valorizzazione del patrimonio dell’archivio fotografico della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, il Segretariato regionale del Ministero della Cultura per la Sardegna, in collaborazione con la Soprintendenza e l’Archivio di Stato di Cagliari, ha affidato all’impresa nuorese Taulara s.r.l. l’incarico (per un importo di 15.000 euro) del censimento dell’archivio storico.
Ora tutti i documenti conservati (897 tra faldoni e fascicoli) sono disponibili per la consultazione. Il nuovo inventario – è stato ricordato anche questo pomeriggio – permetterà agli studiosi di accedere a informazioni, fatti e notizie preziose per tutti i campi di studio, affiancando il lavoro ancora in corso sull’altro grande patrimonio della Soprintendenza di Cagliari, l’archivio fotografico.