“Uccise lo zio come un cane”, pm chiede ergastolo. I parenti: “Tre milioni di risarcimento”

Il pm di Oristano, Andrea Ghironi, ha chiesto l’ergastolo per Gian Michele Giobbe, il 41enne a processo per l’omiciido dello zio Esperino, 73 anni, assassinato il 17 ottobre 2020 nella sua azienda di su Filighe a Orotelli, nel Nuorese.

L’imputato lavorava lì e stando agli elementi raccolti dalla pubblica accusa “il 41enne ha ucciso lo zio come un cane“. Queste le parole usate dal magistrato inquirente durante la requisitoria di tre ore davanti ai giudici della Corte d’assise di Nuoro.

La vittima era stata colpita a morte con 17 bastonate e trovata dai congiunti in una pozza di sangue nel recinto del bestiame. Secondo la ricostruzione della Procura, è stato un delitto d’impeto maturato nell’ambito familiare e legato a dissidi nella gestione di alcuni terreni a Su Filighe.

Ad incastrare Giobbe, finito in carcere il 9 giugno 2021, quindi otto mesi dopo l’omicidio, era stata una macchia di sangue trovata in una sua scarpa nel corso di una perquisizione e il successivo esame del Dna, risultato compatibile con quello dello zio. Indagato anche un altro nipote della vittima, testimone nel processo. Per lui il pm ha chiesto la trasmissione dagli atti in Procura per falsa testimonianza.

Questa mattina hanno parlato anche gli avvocati di parte civile, Giuseppe Mocci e Gianfranco Flore, che tutelano la moglie e le tre figlie di Esperino Giobbe. I due legali hanno ritenuto congrua la pena chiesta dalla pubblica accusa ma hanno poi sollecitato anche il risarcimento dei danni, quantificati in un milione di euro per ogni parte civile con una provvisionale di 200mila euro ciascuno. Si torna in aula il 10 luglio con le arringhe della difesa, avvocati Lorenzo Soro e Mario Pittalis. Poi di nuovo in aula il 17 per eventuali repliche e la sentenza.

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