Non ci sarà un nuovo processo nei confronti di Gianfranco Cherubini, il nuorese di 61 anni condannato all’ergastolo in via definitiva per aver ucciso la moglie, Maria Pina Sedda – 42 anni e un grave deficit uditivo – il 23 luglio del 2002 nella cantina di casa.
Lo ha deciso la Corte di Cassazione dichiarando la totale inamissibilità del ricorso presentato del difensore, Luigi Alfano contro il rigetto della Corte d’appello di Roma dell’istanza di revisione.
“Siamo molto soddisfatti della sentenza – commentato l’avvocato di parte civile, Gianluigi Mastio, che rappresenta la figlia e le sorelle della vittima – Riteniamo che la lettura dei giudici sia corretta e rifletta la sentenza passata in giudicato. Le risultanze istruttorie erano univoche nell’indicare Cherubini come responsabile dell’omicidio e le ‘nuove prove’ allegate alla richiesta di revisione del tutto inidonee a inficiare quelle risultanze probatorie. Purtroppo – precisa il legale – con questo nuovo procedimento si è riaperta una ferita per i familiari della vittima che hanno vissuto un dramma enorme”.
Alla fine del 2020, l’uxoricida si era affidato ad un pool di esperti, secondo i quali, in base a un profilo genetico inedito ricavato da alcune tracce di sangue, vi sarebbero stati i presupposti per scagionare Cherubini – che si è sempre professato innocente – e riaprire il processo.
