Uccide la moglie nel centro di accoglienza per rifugiati, poi va in strada col coltello in mano

Ha ucciso la moglie a mezzogiorno. Dopo una lite, ha detto lui ai carabinieri dai quali è andato dopo il femminicidio. Il reo confesso è un uomo serbo di 50 anni, Stevan Sajin, ospite nel centro di accoglienza per rifugiati politici di Capoterra da appena due mesi. Della stessa nazionalità la donna uccisa, Slobodanka Metusev, di 48 anni. 

Il centro di Capoterra, gestito dalla Prefettura, si chiama ‘Pueblos unidos’ e si trova nel centro storico. L’omicida e la moglie sono arrivati a settembre nell’Isola senza figli. Nella struttura trascorrevano le loro giornate insieme agli altri ospiti di nazionalità tunisina e marocchina soprattutto. Persone in fuga da guerre e miseria. L’indagine è in mano alla pm Diana Lecca. Ma il quadro investigativo è chiaro: la 48enne è stata uccisa dal marito che è sceso in strada col coltello insanguinato.

I primi a vedere il 50enne sono stati i vigili urbani, che hanno subito allertato i carabinieri. Sono stati loro ad ammanettare l’uomo e portarlo in caserma per l’interrogatorio. La donna è stata colpita con una decina di coltellate. Sarà adesso l’autopsia a stabilire quali fendenti sono stati mortali.

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