TRENT’ANNI FA. ‘Ultimo tango a Parigi’, da Cagliari sentenza storica

Quel film non è osceno e non offende il comune senso del pudore. È l’estate del 1987, dal Tribunale di Cagliari nei torridi giorni di agosto arriva una sentenza destinata a cambiare la storia del cinema italiano: Luigi Lombardini, giudice a Cagliari, decreta che ‘Ultimo Tango a Parigi’ di Bernardo Bertolucci non è un’opera oscena. La pellicola, dopo quindici anni di accuse, polemiche e sentenze di censura, può tornare così sullo schermo. 

La storia travagliata di ‘Ultimo tango a Parigi’ ha inizio nel 1972 quando il film firmato Bertolucci e prodotto da Alberto Grimaldi approda al cinema. Sullo schermo un Marlon Brando non più giovanissimo e una esordiente Maria Schneider, che durante le riprese non aveva neanche vent’anni. La trama è nota: Paul – Brando, americano trapiantato a Parigi dopo il suicidio della moglie, incontra per caso Jeanne – Maria, figlia di un colonnello. Da qui nasce una relazione di sensi che Bertolucci mostra con dovizia di particolari (e immagini decisamente esplicite) che sfocerà in un epilogo tragico. Il film, che ottenne un grande successo in tutto il mondo, in Italia venne bollato come pornografico e scatenò le ire delle associazioni per il buon costume.

A soli sei giorni dalla prima, nel dicembre 1972, fu sequestrato dalle sale per “esasperato pansessualismo fine a se stesso”; due mesi dopo il Tribunale di Bologna ne decretò l’assoluzione (e il dissequestro), un secondo grado di giudizio invece stabilì che il regista era colpevole del reato di spettacolo osceno e di offesa al comune senso del pudore, punito secondo l’articolo 528 del codice penale; nel 1976 la Corte di Cassazione confermò la condanna. La pellicola fu sequestrata e si ordinò la sua distruzione, Bertolucci e Brando furono condannati a due mesi di carcere e il primo fu privato dei diritti civili per cinque anni. Dalla furia censoria si salvarono solo tre copie, conservate come corpo del reato nella Cineteca Nazionale di Bologna.

tango_corriereE per fortuna: 11 anni dopo, quando il film venne proiettato a Cagliari e una associazione di consumatori presentò un nuovo esposto chiedendo di far rispettare la vecchia sentenza, la decisione approdò sul tavolo del giudice Lombardini.

Il magistrato (che anni dopo fu protagonista di una drammatica vicenda giudiziaria legata al sequestro di Silvia Melis, vicenda che lo portò al suicidio)  chiese l’opinione di un team di esperti in cinema e alla fine accolse la richiesta di archiviazione del sostituto procuratore della Repubblica Mario Marchetti.

Nessuna oscenità, e inoltre era “pacificamente riconosciuto che comportamenti reputati osceni in una determinata epoca – così nella motivazione del decreto di archiviazione riportata nelle pagine del Corriere della Sera del 12 agosto 1987 (nella foto) – non lo siano in epoca successiva in quanto ritenuti non più lesivi del buon costume”

“Ultimo tango” era salvo, il film tornava al cinema e in tv senza il bollino della censura. Una decisione, quella cagliaritana, che ne decreterà un successo strepitoso: oggi è annoverato tra i più visti di sempre in Italia.

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Francesca Mulas

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