Trent’anni fa a Bruxelles la strage dello stadio Heysel. Due sardi tra le vittime

Il delirio, improvvisamente: quella che doveva essere solo una partita di pallone tra due squadre europee si è trasformata in una delle peggiori tragedie della storia del calcio. Era il 29 maggio di trent’anni fa, allo stadio Heysel di Bruxelles si giocava la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool: il bilancio degli scontri tra tifosi fu di 39 vittime, 32 erano italiani.

Un’ora prima del fischio di inizio gli hooligan, arrivati al seguito del Liverpool, iniziarono con lancio di oggetti e tentativi di raggiungere i tifosi avversari. Mentre gli spettatori cercavano di fuggire dalla furia inglese uno dei muri divisori degli spalti non resse alle spinte e crollò: alcuni dalle tribune si lanciarono nel vuoto, altri si ferirono scavalcando le recinzioni, in tanti finirono calpestati dalla ressa impazzita.

Tra le vittime, il piccolo Andrea Casula, 11 anni: il padre Giovanni aveva deciso di portarlo con sé a Bruxelles per seguire insieme la squadra del cuore, la Juventus.

Il giorno dopo il Corriere della Sera titolava “Massacro per una coppa” in prima pagina: le cronache di quei giorni raccontano anche che i giocatori italiani e inglesi furono tenuti all’oscuro di tutto e scesero in campo senza sapere di morti e feriti: novanta minuti di gioco come se nulla fosse, mentre Rai Tre trasmetteva in diretta la partita con un impietrito Bruno Pizzul che commentava gelido.

Tante le polemiche dei giorni successivi rivolte al club juventino e soprattutto ai tifosi che la sera scesero in strada a festeggiare: “Alle 23,30 di ieri sera, terminata finalmente l’assurda partita Liverpool-Juventus – scriveva La Stampa il giorno dopo – gruppi di tifosi juventini, in città cosi come in altri centri della provincia, hanno dato vita a caroselli automobilistici per le vie cittadine, suonando i clacson a distesa, agitando bandiere e striscioni, invocando i campioni bianconeri. Una manifestazione vergognosa. Se i tifosi non sanno contenere il loro entusiasmo per una vittoria calcistica seguita ad una immane tragedia come quella che ha fatto strage di Italiani nello stadio Heysel di Bruxelles, appare difficile dare giudizi sereni, certo che tutto pensavamo, non certo di assistere a spettacoli di gioia per una Coppa grondante di sangue”.

Sei anni dopo la tragedia, il tribunale belga ha assolto da qualsiasi responsabilità il presidente della Uefa e gli amministratori di Bruxelles, mentre 12 hooligan sono stati condannati al carcere per i disordini allo stadio.

La federazione Belga, la Uefa e il Belgio sono stati costretti a risarcire le famiglie delle vittime che hanno ricevuto un risarcimento anche dallo stato italiano e da quello inglese oltre a Juventus Football Club, Fiat e calciatori juventini. Oggi nello stadio Heysel c’è una targa che ricorda le vittime della tragedia del 29 maggio. Roberto Lorentini, il medico di Arezzo che tentò invano di rianimare il piccolo Andrea Casula prima di morire, ha ricevuto la medaglia d’argento al valore civile.

Francesca Mulas

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