Tragedia nel carcere di Bancali-Sassari, dove un detenuto è morto dopo aver inalato del gas. A denunciarlo è il Sindacato autonomo polizia penitenziaria, per voce del delegato della Sardegna, Antonio Cannas. “Sono ancora in corso gli accertamenti per capire se la causa della morte attraverso l’inalazione del gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinare e riscaldarsi cibi e bevande, sia legata alla deliberata volontà di togliersi la vita o alle conseguenze di uno ‘sballo’ finito male – rimarca Cannas -. Ma certo è che l’uomo è morto, e questo è un fatto triste e grave”.
Per il segretario generale del Sappe, Donato Capece, “è ora che al posto delle pericolosissime bombolette a gas, a volte trasformate anche in ordigni contro il personale di Polizia penitenziaria, si dotino le carceri di piastre elettriche per riscaldare il cibo dei detenuti”. In generale, denuncia ancora Cannas, il carcere di Sassari versa in una situazione allarmante: “Abbiamo registrato anche due aggressioni a poliziotti penitenziari, in due episodi differenti, e l’improbabile fuga di un detenuto che si è infilato nel buco di una rete prima di essere bloccato. Gli agenti avevano segnalato già da tempo la necessità che venisse riparato”. Una situazione particolarmente difficile, spiega il sindacalista, “che dà notizia anche della particolare situazione in cui lavorano gli agenti. Si lavora praticamente in un cantiere, tra polvere e rumori, a causa di una serie di interventi di manutenzione che creano disagi ed evidenti criticità”.
E sempre sulla situazione di Sassari Capece si scaglia contro la politica che per anni “se n’è completamente fregata. Compresi i famosi quattro parlamentari che vennero a Bancali solo per godere dell’esposizione mediatica conseguente alla visita di un ‘eccellente’ detenuto anarco-insurrezionalista (riferimento questo ai parlamentari del Pd che incontrarono nel 2023 Alfredo Cospito, ndr), senza considerare gli altri ristretti ‘poveracci'”. Si riparta dai fatti gravi di Sassari “per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari attuato nel passato – conclude il leader del Sappe -. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia penitenziaria, ha favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.