Traffico illegale di rifiuti pericolosi, un arresto a Cagliari e otto indagati

Raccoglievano e ricevevano rifiuti metallici anche particolarmente inquinanti da conferitori non autorizzati, poi li smaltivano in un loro impianto a Decimomannu (Cagliari) che non aveva tutte le autorizzazioni per trattare rifiuti speciali, infine rivendevano i rifiuti alle ditte che li riciclavano. Lo hanno scoperto i carabinieri del Noe di Cagliari che oggi hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare, una ai domiciliari e un obbligo di dimora, richieste dalla Dda di Cagliari e firmate dal Gip del capoluogo.

I destinatari dei provvedimenti residenti a Uta e Cagliari, lavoravano per una impresa di trattamento e recupero di rottami ferrosi e metallici, pneuNmatici e rifiuti anche tossici e nocivi con sede a Decimomannu. L’impianto, ma anche i conti correnti della società per un valore complessivo di oltre un milione di euro, sono stati sequestrati. Indagate a piede libero altre sette persone riconducibili all’azienda di Decimomannu. Per tutti le accuse ipotizzate sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti speciali pericolosi e ricettazione.

Le indagini del Noe di Cagliari sono scattate nel febbraio del 2020, quando è stato ispezionato l’impianto di Decimomannu. “L’impianto – spiegano i carabinieri – era formalmente autorizzato al recupero di rifiuti speciali, R.a.e.e., P.f.u., batterie esauste e altre tipologie di rifiuti, ma si sarebbero consumati illeciti riguardanti l’abuso a gestione di tali rifiuti pericolosi provenienti da circuiti di racconta non autorizzati”. Secondo quanto accertato dal Noe, nell’impianto chiunque portava rifiuti senza avere alcuna autorizzazione. Arrivavano anche i resti metallici dei roghi che vengono segnalati nell’hinterland di Cagliari nei campi nomadi. Ai rifiuti venivano assegnati falsamente certificati di comodo dell’Elenco europeo dei rifiuti. “Avrebbero così avuto una nuova veste – spiegano dal Noe – così da porterò introdurre ripulito sul mercato conseguendo un ingiusto profitto”. Il danno alle casse dello Stato ammonta ad almeno 2 milioni di euro.

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