Fonti di Rinaggiu ancora sul mercato: privati in corsa per l’acquisto dell’area

La proposta avanzata da parte di un gruppo imprenditoriale di acquisire lo stabilimento idropinico dell’acqua di Rinaggiu (“Rinagghju” in gallurese), sarà argomento di dibattito nella ormai imminente campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Tempio. La richiesta, avanzata tramite un ufficio legale, prevede esclusivamente l’acquisto dell’area demaniale. Una proposta che è stata esaminata, nei giorni scorsi, in una seduta pubblica del consiglio comunale. Il consenso o meno della popolazione è uno dei punti chiave della vendita del compendio pubblico che da tempo versa in stato di totale abbandono dopo alterne stagioni di gestione pubblica e privata.

Tra i favorevoli va registrata la posizione dell’ex sindaco di Tempio, Antonello Pintus, il quale ha auspicato che l’amministrazione comunale prenda in seria considerazione la proposta ponendo fine alla lunghissima stagnazione di qualsiasi iniziativa, pubblica o privata, che riguarda lo stabilimento idropinico di Rinaggiu. Il caso verrà comunque affrontato, come ha spiegato il vice sindaco, Giannetto Addis, dalla nuova amministrazione comunale che si insedierà dopo le elezioni amministrative del prossimo mese di marzo. I tempi per dare una risposta al misterioso, almeno per il momento, gruppo imprenditoriale rappresentato da un legale sono comune brevi. “La manifestazione di interesse non è a tempo indeterminato – ha scritto il legale – pur nella consapevolezza delle tempistiche di contrattazione della pubblica amministrazione”.

Le acque diuretiche di Rinaggiu sgorgano da una antica fonte situata nella parte alta della citta gallurese, poco a valle della collina di Rinaggiu. Da oltre settanta anni si dibatte sullo sfruttamento delle acque e su chi deve gestire tale business. Alla fine degli anni Sessanta una proposta avanzata dalla famiglia Mentasti (acque San Benedetto) venne accantonata, mentre tra la fine degli anni Ottanta venne avviata la costruzione dello stabilimento che avrebbe dovuto, nelle intenzioni di un imprenditore privato che agiva in compartecipazione con l’amministrazione comunale, ospitare una palestra, una sala convegni, diversi ambulatori medici, un centro di analisi cliniche oltre alle zone destinate all’utilizzazione a fini medici delle acque diuretiche, la cui composizione chimica sarebbe paragonabile a quella di Fiuggi. Un progetto faraonico che, dopo un investimento miliardario di fondi pubblici, finì miseramente. Agli inizi degli anni 2000 l’amministrazione comunale avviò nuovi contati con una società che tenne aperte alcune aree dello stabilimento, ma anche questa iniziativa non ebbe grande successo. Ora la nuova proposta.

Giampiero Cocco

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