Tavolo emergenza siccità, geologi alla Todde: “Acque sottosuolo grandi assenti”

Le acque sotterranee della Sardegna potrebbero risolvere in parte l’emergenza siccità, invece sono sempre state considerate una sorta di Cenerentola, praticamente un soggetto sconosciuto, a differenza di quello che accade in altre regioni italiane dove sono mappate e monitorate”. Così il presidente dell’Ordine dei geologi della Sardegna, Davide Boneddu, che auspica quanto prima l’attivazione di una serie di tavoli e confronti, con l’avvio di un dettagliato e strutturato studio del territorio e dei nostri bacini sotterranei, affinché si possa agire e gestire l’emergenza in modo consapevole. “Chiediamo alla Regione di essere coinvolti – il suo appello – è arrivato il momento di attivare una politica strategica che prenda in considerazione anche queste importanti risorse idriche“.

Emergenza siccità, l’Ordine dei geologi della Sardegna incalza la Regione chiedendo di far parte del Tavolo strategico di pianificazione sull’utilizzo delle risorse idriche per “dare un contributo fattivo e costruttivo finalizzato alla codifica di sostenibili e praticabili azioni che permettano di agire con la massima celerità alla incombente mancanza d’acqua“.
Perché “la pianificazione sull’utilizzo della risorsa idrica in Sardegna – spiega Boneddu – ha privilegiato, sino ad ora, la realizzazione di bacini artificiali“. Eppure, sostiene, “le acque sotterranee possono rappresentare una risorsa fondamentale per l’approvvigionamento idrico, specialmente in regioni come la Sardegna, dove l’irregolarità delle precipitazioni e le frequenti siccità possono mettere a dura prova il sistema delle dighe”.

Sulcis, Montalbo, la Nurra: fra le zone dove scorrono, sotto terra, milioni di metri cubi d’acqua che potrebbero salvare, dalle ristrettezze, il mondo agricolo e non solo. “In questo contesto, integrare le acque sotterranee con le riserve superficiali offre un’opportunità unica per garantire un approvvigionamento idrico continuo e sostenibile nel tempo”, avvisa il presidente dell’Ordine dei geologi sardi: “Nonostante questo, finora il sistema di approvvigionamento idrico continua a basarsi pressoché esclusivamente sul sistema di invasi artificiali, precludendo, di fatto, l’avvio di studi strategici che consentissero di valutare le potenzialità di un utilizzo sostenibile della risorsa idrica sotterranea. Questa impostazione, oggi, contribuisce ad esporre la nostra regione ad una stagione estiva in cui si delineano mesi di vere emergenze e di ristrettezze idriche sia per le attività produttive che per gli usi civili.

L’Ordine dei Geologi della Sardegna ribadisce, ancora una volta così come già fatto negli anni, che una “risoluzione al problema non può ricercarsi in soluzioni improvvisate ed estemporanee condizionate dall’emergenza, ma in programmati studi strategici che consentano, a chi ha il compito di governare l’utilizzo della risorsa idrica, di attivare per tempo e secondo criteri di appurata e verificata sostenibilità, meccanismi di mitigazione dalla siccità che periodicamente interessa la nostra Regione”.
Dissalatori, emungimenti ed usi senza controllo di pozzi o sorgenti, senza un’adeguata valutazione tecnica che tenga conto delle portate massime emungibili e dei tempi di ricarica naturale degli acquiferi, espongono le nostre Comunità – secondo i geologi – a potenziali minacce ben superiori ai benefici attesi e, tra queste, “l’avanzata del cuneo salino negli acquiferi costieri per emungimenti non correttamente progettati e pianificati e la gestione delle salamoie dei dissalatori molto onerose da smaltire”.
Ecco perché il Consiglio dell’Ordine dei Geologi della Sardegna, in relazione all’attivazione del Tavolo strategico concordato dal presidente della Regione con i sindaci dei territori coinvolti, chiede di poter essere parte attiva del confronto.

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