“La chiusura della linea ferroviaria del Sulcis, per la realizzazione del raddoppio, presentata come una scelta strategica per ammodernare la mobilità della zona, non porterà benefici concreti alla popolazione e rischia, anzi, di lasciare il territorio ancora più isolato”. Lo afferma la segretaria generale della Fit Cisl, Claudia Camedda, spiegando che “studiando i dettagli del progetto e le sue effettive prospettive, emerge una realtà ben diversa dagli annunci. Il progetto finanziato dal Pnrr interesserà una tratta di soli 6 chilometri, dalla fermata di Uta-Villaspeciosa alla stazione di Siliqua, un tratto esiguo che copre una distanza irrilevante. Ad oggi – prosegue Camedda – non esistono né progetti completi né finanziamenti certi per la realizzazione dell’intero raddoppio della tratta ferroviaria. Senza una visione d’insieme, l’intervento rischia di rimanere un’opera monca, scollegata e inefficace rispetto alle esigenze reali del territorio. Tutto questo non può essere spacciato come un passo avanti. Al contrario, si configura come un’operazione puramente simbolica, utile più per finalità politiche che per rispondere ai reali bisogni della popolazione.” Per la Fit Cisl “chi vive nel Sulcis ha bisogno di collegamenti certi, funzionali e continuativi, non di promesse futuribili. Fino a quando non saranno messi nero su bianco un piano organico e fondi certi per completare tutta la nuova infrastruttura, la chiusura della linea ferroviaria esistente rappresenta un danno, non un progresso”.
La segretaria generale della Fit Cisl chiude con un “appello alla politica, affinché si adoperi per il reperimento dei fondi necessari per la progettazione e la realizzazione dell’intera tratta, altrimenti arriveremo all’appuntamento del 31 dicembre del prossimo anno, data di ultimazione dei lavori, senza aver dato nessun beneficio reale alla comunità locale, già fortemente provata. La mobilità non si costruisce con annunci e progetti parziali: servono visione, impegno e investimenti concreti. E al momento, tutto questo manca”.