Studenti ‘schedati’ in UK, c’è anche la Limba. Ma nessuna discriminazione

C’è anche il sardo tra le lingue dell’elenco che il governo inglese ha disposto per censire i ragazzi che frequentano le scuole del Regno Unito: accanto alle voci ‘napolitan’ e ‘sicilian’, che tanto hanno fatto discutere nei giorni scorsi, compare anche il ‘Sardinian’. La notizia sulla ‘schedatura’ dei ragazzi meridionali italiani è stata pubblicata due giorni fa su tutti i quotidiani nazionali: l’ambasciatore italiano a Londra Pasquale Terracciano aveva formalmente protestato contro l’ufficio esteri, il Foreign Office, per la presenza di un elenco di voci utilizzate per ‘marchiare’ gli studenti in Inghilterra. Una azione che, secondo il diplomatico, doveva essere “rimossa con effetto immediato”.

italianNello screenshot del documento, in effetti, si leggono tra le voci selezionabili al momento dell’iscrizione a scuola ‘Italian (any other)’, Italian (Napoletan) e ‘Italian (sicilian)’: una scelta, hanno commentato molti giornalisti, che sa tanto di discriminazione etnica e di razzismo. “In alcune scuole del Regno Unito – si legge sul Corriere della Sera – all’atto dell’iscrizione, occorre passare dalle forche caudine della classificazione etnica”

L’elenco c’è, si può consultare facilmente qui. Ma, come ha sottolineato il quotidiano on line Valigia Blu e il blog di Paolo Attivissimo, non siamo davanti a un caso di razzismo verso gli italiani meridionali ma a una semplice richiesta di informazioni sulla prima lingua dei bambini che frequenteranno le scuole inglesi.

sardinianE nella lista dei codici linguistici, infatti, ci sono tantissime varianti: c’è il greco ‘nazionale’ e il greco parlato a Cipro, il gaelico irlandese e quello scozzese, ben tre varianti di curdo e quattro di panjabi, c’è il rumeno che si parla in Romania o in Moldavia: l’elenco è lungo e conta centinaia di lingue con le loro varianti.

Anche il sardo, appunto, sfuggito all’occhio dei giornalisti italiani perché alla lettera ‘S’ e non sotto la voce ‘Italian’. Considerato come una lingua a sé e non come una variante dell’italiano.

Francesca Mulas

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