Storica sentenza: “I dipendenti tedeschi della Nato vanno trattati come gli italiani”

Alessandra Carta

I tedeschi che hanno prestato servizio nella base Nato di Decimomannu, attraverso la Luftwaffe, l’aviazione militare teutonica, hanno diritto a conservare il posto di lavoro anche in caso di dismissione della stessa sede operativa. Così ha deciso il Consiglio di Stato che ha dato ragione ai militari di Berlino, difesi dall’avvocato amministrativista del Foro di Cagliari, Carlo Augusto Melis Costa. A incassare la sconfitta in tribunale il Dipartimento della Funzione pubblica.

Bisogna tornare indietro al 2017 per trovare il punto zero della querelle giudiziaria. È allora che una decina di tedeschi ricevono la lettera di licenziamento perché la Luftwaffe decide di lasciare la base di Decimo. Il benservito non tiene conto del fatto che si tratta di militari della Comunità atlantica, come ricostruisce in punta di diritto l’avvocato Melis Costa, a cui i dipendenti dell’aviazione teutonica si rivolgono per riavere quello che considerano un maltolto.

L’avvocato Carlo Augusto Melis Costa

La posta in palio era il mantenimento del posto di lavoro, ri-ottenuto grazie a una strategia difensiva che è riuscita a dimostrare l’infondatezza della posizione espressa alla Funzione pubblica, in capo al Consiglio dei ministri e secondo cui i tedeschi, in quanto non cittadini del nostro Paese, non avevano diritto a essere riassorbiti negli uffici italiani.

Melis Costa ha dimostrato che su tutti i cittadini dell’Ue va applicata una stessa normativa, perché la disparità di trattamento si andrebbe a configurare come violazione del diritto europeo. Una scelta difensiva, questa, che il Consiglio di Stato ha accolto su tutta la linea considerando infondate le motivazioni della ricorrente. I militari tedeschi, infatti, avevano già incassato il primo round al Tar attraverso una sentenza che la Funzione pubblica ha impugnato nel secondo e ultimo grado della giustizia amministrativa.

L’unico vincolo che i giudici hanno imposto di applicare riguarda l‘impiego dei militari tedeschi, i quali vanno mandati in uffici che “non attengono alla tutela dell’interesse nazionale”. Questo per evitare, se mai si dovesse verificare il caso, un inopportuno quanto pericoloso passaggio di informazioni sensibili come quelle relative alla sicurezza nazionale.

L’avvocato Melis Costa dice: “Con questa sentenza gli europei sono un po’ italiani e viceversa“. Di certo il provvedimento odierno, così come le motivazioni portate a difesa dei militari tedeschi, sono destinate a fare giurisprudenza.

Alessandra Carta

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