Stop alla pesca e quindi alla vendita dei ricci di mare per tre anni, fino al 2024. In Sardegna è realtà da ieri dopo che una legge regionale ha posto un limite allo sfruttamento di una risorsa, quella degli echinodermi, che rischia di scomparire definitivamente dai mari dell’Isola.
Dopo anni di appelli e campagne portate avanti da esperti e associazioni che si sono battuti contro una pesca senza controllo si è passati dalle parole ai fatti. Non senza problemi perché c’è chi di questo tipo di pesca vive da novembre a maggio. A sostegno dei pescatori subacquei professionali la Regione ha stanziato in totale 2 milioni e 800mila euro (400mila euro per il 2021, 1 milione e 200mila euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023). Ma ancora sui tempi il quadro è poco chiaro senza considerare poi il lavoro sommerso che è sempre esistito sfuggendo a leggi e controlli.
“Ci stiamo organizzando, da lunedì potrebbe succedere di tutto, dal blocco dei porti con le nostre barche all’occupazione dell’assessorato dell’Agricoltura con manifestazione davanti al Consiglio regionale”. Così all’Ansa, Gesuino Banchero, rappresentante dei subacquei professionisti: “Rischiamo di morire di fame, qui chiudono duecento piccole aziende in tutta la Sardegna. Senza parlare dell’indotto. Sta già arrivando la polpa di ricci da Francia, Galizia e Tunisia – ha detto – e in più c’è l’abusivismo che, verosimilmente, andrà avanti: il prodotto ci sarà, ma noi non potremo lavorare”.
La Regione ha previsto un impiego lavorativo dei pescatori nel recupero della plastica in mare: “Anche qui ci vorrà del tempo – ha concluso Banchero -. La chiusura per noi è dall’oggi al domani, le soluzioni alternative invece non si sa quando saranno pronte”.
In una nota oggi l’assessora regionale all’Agricoltura, Gabriella Murgia, ha chiarito che con un decreto approvato mercoledì 19 gennaio è stata stabilita la remunerazione giornaliera per l’attività di monitoraggio dei ricci e per la pulizia dei fondali da parte dei pescatori. “Le amministrazioni interessate – ha spiegato – porranno in essere ogni adempimento necessario per garantire un reddito agli operatori secondo quanto stabilisce la legge, fermo restando che i titolari di autorizzazione potranno comunque effettuare le altre tipologie di pesca previste. Cercheremo di trovare soluzioni sia amministrative che normative per far rientrare nel provvedimento anche gli operatori rimasti esclusi per diverse problematiche”.
Intanto ad Alghero, alla Pietraia, proprio questo mese il Comune ha inaugurato un nuovo centro per il confezionamento e la spedizione dei ricci di mare. Un controsenso sottolineato dall’opposizione in Consiglio comunale. “L’amministrazione spieghi a tutti i cittadini il pasticcio del centro di confezionamento e spedizione per i ricci, aperto in pompa magna proprio pochi giorni prima del fermo regionale alla pesca del prelibato frutto di mare. Aspettiamo di sapere quale sia stato il motivo per il quale l’assessora Giorgia Vaccaro, dopo aver fatto passare il tempo a braccia conserte, abbia aperto il centro solo ora che la pesca viene bloccata per permettere la riproduzione dell’echinoderma”.
I consiglieri del centosinistra hanno presentato un’interrogazione in Consiglio comunale: “Vorremmo anche capire con quale coraggio siano state spese risorse pubbliche esagerate (quasi 4 mila euro) per la sola cerimonia di inaugurazione di una struttura che avrebbe potuto assolvere alla sua funzione solo per pochi giorni. Restiamo, infine, anche in attesa di capire meglio il simpatico riferimento dell’assessora al possibile utilizzo della struttura per altri mitili che immaginiamo fosse diretto alle famosissime cozze di Alghero”.
Andrea Deidda