“Sono nato a Cagliari ventidue anni fa. Ora cerco la mia madre biologica”

Per trentasei giorni dalla nascita ha avuto un nome e un cognome sardo. Marco Meloni. L’identità che gli aveva assegnato il magistrato prima che venisse adottato da una famiglia toscana e si costruisse una vita altrove, lontano da Cagliari. Ora lui ha ventidue anni e vuole tornare indietro per conoscere le sue origini, sapere qualcosa su chi l’ha messo al mondo, quella donna che per chissà quale caso della vita aveva deciso di non riconoscerlo.

È il desiderio di Riccardo Boschi, classe 1997, che sta cercando qualsiasi modo per creare un contatto, una via più semplice di quella che impone la legge italiana per poter inoltrare una richiesta di informazioni ufficiale. “La mia famiglia attuale è fantastica, quello che mi hanno dato e il bene che mi vogliono i miei genitori non è stato mai messo in dubbio”, spiega Riccardo, che ha saputo di essere stato adottato quando ancora frequentava le scuole elementari. “Avevo dieci anni, devo ammettere che non è stato un trauma. L’ho metabolizzato e sono cresciuto con questa idea. Non mi ha mai dato problemi”. Poi col tempo è cresciuta la voglia di sapere qualcosa di più: “Tra i 16 e i 17 anni ho iniziato ad avere una semplice curiosità sulle mie vere origini e quando sono diventato maggiorenne mi sono informato per fare delle ricerche. Purtroppo però non ho potuto far niente”. 

Sì, perché per la legge italiana i figli adottivi non riconosciuti alla nascita che vogliono sapere qualcosa sui propri genitori biologici devono aver compiuto 25 anni. Prima non possono avanzare alcun tipo di richiesta. Lo conferma Simona Lauterio, avvocatessa che si occupa di Diritto di famiglia: “Compiuti i venticinque anni si può inoltrare un’istanza al Tribunale dei minori in cui risulta l’adozione, chiedendo di poter accedere al fascicolo che contiene tutti i dati della famiglia d’origine. Ma prima occorre avere il via libera da parte del giudice”. Una volta ottenuto occorre un altro passaggio: “Nel caso in cui la madre biologica dopo il parto abbia posto l’anonimato, la legge non permette in alcun modo di poter risalire a lei e non è possibile avere notizie”.  [continua dopo il grafico]

A Riccardo, quello dell’età sembra un limite assurdo: “Penso che debba essere un diritto universale, di tutti, poter conoscere le proprie origini. I genitori possono decidere di mantenere l’anonimato ma tutelare solo loro credo sia eccessivo. Se mia madre non mi volesse conoscere lo accetterei senza problemi – conclude -, mi basterebbe sapere da dove provengo e avendo la possibilità vorrei saperlo ora. Se ad esempio avesse deciso di non riconoscermi perché era una ragazza madre o per altri motivi, la ringrazierei ugualmente perché mi ha messo al mondo”. 

Per il momento Riccardo non può far altro che affidarsi ai social network, dove sono numerosi i gruppi che raccolgono gli annunci di migliaia di persone nella sua stessa situazione. E ai giornali: “Sono nato a Cagliari il 10 giugno 1997 alle 8.45 del mattino, non so in quale ospedale. So che per 36 giorni il magistrato mi ha dato il nome di Marco e il cognome Meloni che penso sia molto comune in Sardegna. Mi hanno detto che indossavo una tutina con il simbolo della Corsica. Forse può voler dire qualcosa”. Un appiglio, ventidue anni dopo. 

Andrea Deidda 

andrea.deidda@sardiniapost.it

 

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