Smaltimenti illegali e incendi di rifiuti per recuperare rame e alluminio: 18 indagati

Manuel Scordo

Erano diventati il punto di riferimento della zona del Sud Sardegna, Medio Campidano e della periferia nord di Cagliari, per il recupero di ferro e rame attraverso lo smaltimento di rifiuti e l’incendio degli stessi.

Girovagavano per il territorio recuperando scarti metallici e resti di automobili ed elettrodomestici, poi raccoglievano i rifiuti speciali che venivano loro consegnati da italiani, dipendenti o titolari di ditte specializzate nella gestione dei rifiuti, conniventi nelle pratiche illegali. Un gruppo criminale che aveva base operativa nelle palazzine occupate dell’ex zuccherificio “Eridania” di via Togliatti a Villasor è stato smantellato dai carabinieri della Compagnia di Sanluri.

Sequestrate due discariche abusive grandi complessivamente 600 metri quadri e quattro furgoni Iveco utilizzati per il prelievo e il trasporto dei rifiuti. La maxi operazione, denominata “Green Villas”, è scattata questa mattina a Villasor e ha visto il coinvolgimento di cui hanno preso parte 30 militari della Compagnia Carabinieri di Sanluri, col supporto aereo dell’11° Nucleo elicotteri di Elmas e 2 unità cinofile del Nucleo della Compagnia di Cagliari. Le case e le aree dell’ex zuccherificio sono state passate al setaccio e sono stati notificati avvisi di garanzia e divieti di dimora.

Ben 18 le persone indagate che devono rispondere di reati ambientali connessi alla gestione illegale e allo smaltimento di rifiuti speciali con appiccamento di incendi di materiali inquinanti, finalizzato al recupero e alla ricettazione di ferro, alluminio e rame.

Si tratta di 7 uomini di origine marocchina, 6 bosniaci, di cui 3 donne e 5 italiani. Per sette di loro è scattato anche il provvedimento di divieto di dimora nel comune di Villasor. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati anche nei Comuni di Cagliari, Quartu, Decimomannu, Uta e Isili.

I 18, secondo quanto accertato dai carabinieri, “avrebbero costituito un gruppo criminale dedito al recupero, alla gestione ed al traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi, nonché al deposito di materiali inerti in aree non autorizzate e alla combustione illecita di rifiuti, nell’ambito di un sistema ben organizzato”.

Le indagini dei carabinieri sullo smaltimento di rifiuti per recuperare rame e alluminio sono scattate a giugno del 2021 dopo che era stato visto e segnalato più volte dai residenti fumo nero e denso provenire dalle aree adiacenti alle palazzine occupate abusivamente dell’ex zuccherificio “Eridania”. I militari dell’Arma della Compagnia di Sanluri per diverse settimane e hanno anche filmato cosa accadeva fuori dalle palazzine, dall’arrivo dei rifiuti fino allo smaltimento nelle discariche abusive realizzate vicino ai palazzi.

Gli stranieri, “dopo aver accumulato rottami in giro per il territorio, li avrebbero stoccati ammassandoli in vere e proprie discariche abusive a ridosso delle palazzine occupate – spiegano i carabinieri – per poi lavorare e separare i materiali di scarto dal ferro e dal rame, quindi piazzando sul mercato e rivendendo il prodotto ricavato, con la connivenza dei soggetti italiani e delle loro ditte cagliaritane, che in parte hanno anche emesso fatture a favore di uno dei soggetti marocchini, in possesso di partita Iva”. Ma non solo.

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“Gli stranieri, tutti non iscritti nell’albo dei gestori ambientali, quindi privi di qualsiasi titolo di legge, si sarebbero poi disfatti dei materiali residui (plastiche, cavi elettrici, penumatici, batterie per motori, rottami di autoveicoli e molto altro) appiccando pericolosi roghi, generando fumi tossici e agenti inquinanti per l’ambiente”, precisano i carabinieri.

È stato documentato che i carichi di ferro, alluminio e rame, mediamente 5 tonnellate settimanali, veniva rivenduti a 5 mila euro l’uno. “Pertanto – concludono i carabinieri – è stimabile che in un anno l’attività illecita possa aver portato a ricavare dai rifiuti raccolti circa 250 tonnellate di ferro, alluminio e rame, per un provento stimabile in circa 200 mila euro”.

Sono in corso le indagini per ricostruire dettagliatamente la rete di fornitori di rifiuti e verificare l’eventuale complicità di altre persone.

Manuel Scordo

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