Sit-in a Cagliari contro le bombe made in Sardinia vendute all’Arabia

Immagini di guerra in piazza Costituzione, a Cagliari, fra le strade dello shopping natalizio: un piccolo cratere circondato da detriti, una carrozzella rovesciata, vestiti sporchi di sangue. E in mezzo una bomba verde. È lo scenario del sit-in organizzato dal Presidio di piazzale Trento di Cagliari per denunciare la produzione di armi in Sardegna. Armi che, ribadiscono gli attivisti, poi seminano morte. “Migliaia di persone uccise – spiega il Presidio – tra cui tanti bambini, milioni di euro di import/export di armi. Questi alcuni numeri della guerra in Yemen condotta da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, rifornita di armi anche dalla Sardegna”.

Il Presidio ha fatto un po’ di conti: “Il valore dell’export verso l’Arabia Saudita è salito a 257 milioni nel 2015 dai 163 milioni del 2014. Un aumento del 58% è attribuibile in gran parte alle tonnellate di bombe aeree prodotte in Sardegna tra le proteste e le denunce, anche alla magistratura, di parlamentari e pacifisti”. Neanche le organizzazioni umanitarie come Amnesty International, Emergency e Medici Senza Frontiere – hanno sottolineato i manifestanti – sono riuscite a proteggere i propri ospedali dai bombardamenti sauditi. La speranza? Il simbolo della pace in un drappo porpora esposto sotto il Bastione. L’evento è stato organizzato nell’ambito del Mese dei Diritti Umani 2016.

 

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