Silvia De Simone (Famiglie Arcobaleno): “I nostri figli saranno discriminati”

Una legge a metà: la norma sulle Unioni Civili che in questi giorni si studia in Parlamento è secondo alcuni un provvedimento incompleto. Ne sono convinte le associazioni lgbt di tutta Italia che oggi scenderanno di nuovo in piazza per protesta. E ne sono convinte, soprattutto, le famiglie ‘Arcobaleno’, le centinaia di coppie omosessuali con figli che oggi si sentono discriminate dalla politica: l’articolo sulla ‘stepchild adoption’, quello che avrebbe dovuto regolamentare l’adozione del figlio del partner all’interno delle coppie gay e lesbiche, è stato stralciato dal disegno di legge.

Cosa significa in concreto ce lo ha spiegato Silvia De Simone, psicologa e ricercatrice universitaria e referente regionale in Sardegna dell’associazione ‘Famiglie Arcobaleno’: con la sua compagna Fabiana ha tre figlie, tre sorelle che hanno tre cognomi diversi e per lo Stato italiano sono semplici conviventi senza alcun legame di parentela.

“A oggi per le istituzioni la nostra è una realtà strana: io e Fabiana siamo registrate nello stesso stato di famiglia, condividiamo la residenza e abbiamo comprato casa insieme ma non siamo una coppia. Le nostre bambine (una nata  da me, l’altra dalla mia compagna) vivono nel quotidiano come sorelline: la più grande, di cinque anni, si chiede però perché la piccola, di appena un anno, non ha il suo stesso cognome. Abbiamo cercato di spiegarle che si, siamo uguali agli altri, però non abbiamo proprio gli stessi diritti”.

La bambina, anche se è solo alla scuola dell’infanzia, ha seguito con grande attenzione il percorso della legge sulle Unioni Civili: le due mamme le hanno spiegato cosa avrebbe significato la sua approvazione, cosa sarebbe cambiato per loro nel concreto. Problemi quotidiani, come una visita medica o un colloquio con le maestre, in assenza di regole sono oggi lasciati al buon senso delle persone: capita molto spesso di trovare un dottore che comprende la situazione e va al di là della burocrazia, un impiegato non troppo fiscale che vede in quell’unione un po’ strana una famiglia, e allora è tutto più semplice. “Nella quotidianità però è davvero stressante abbandonarsi alla speranza che gli altri capiscano: in assenza di una legge, per ora, il legame è solo quello biologico”. Oltre alle questioni concrete della vita di tutti i giorni c’è poi la paura più grande: se una delle due mamme dovesse mancare a chi sarebbe affidata la bambina che non ha potuto essere adottata dall’altra mamma?.

Da queste considerazioni nascono le polemiche delle Famiglie Arcobaleno sul disegno di legge ‘Disciplina delle coppie di fatto e delle unioni civili’, che così com’è assicura garanzie alla coppia riconoscendo l’unione civile ma non alla famiglia.

“Per noi che abbiamo figlie la cosa più importante era tutelare loro, prima di noi. L’unione darà comunque vita a un nuovo paradosso: saremo una coppia a tutti gli effetti, anche se non ci chiameranno ‘famiglia’, avremo alcuni diritti e non altri, ma la cosa più assurda è che le nostre figlie saranno escluse da questa realtà. Io e Fabiana avremo un doppio cognome ma le nostre figlie continueranno ad avere un solo cognome, noi avremo un legame davanti alle istituzioni ma loro continueranno ad essere estranee l’una con l’altra e anche rispetto al genitore non biologico. Questa legge farà saltare fuori una ulteriore discriminazione. Ora cercheremo la strada del tribunale: ci uniremo civilmente e poi ci rivolgeremo a un giudice per chiederne l’adozione: sarà una trafila lunghissima e costosa”.

Un paradosso ancora più evidente, se si pensa che le due bambine vivono in totale serenità la loro situazione: la più piccola chiama entrambe ‘mamma’, la bimba di 5 anni racconta la sua famiglia con tranquillità. “In genere i suoi compagni di scuola accettano la nostra realtà senza porsi problemi: vedono due mamme e per loro va bene così – racconta De Simone. – La scuola poi sta facendo tanto, con le maestre che spiegano che esistono famiglie diverse, ognuna con le sue specificità e caratteristiche. Purtroppo però nostra figlia continua a chiedere perché la sorellina non possa avere il suo stesso cognome: ‘Siamo uguali agli altri, perchè gli altri non lo capiscono?’ ci chiede”. E il papà? “Non ne parla perché per lei semplicemente non c’è, è un problema che si mettono gli adulti”.

Le due bambine sono nate all’estero tramite inseminazione artificiale, pratica che in Italia è concessa solo alle coppie etero sposate. Anche questa, secondo Silvia De Simone, è una discriminazione: “Possiamo essere genitori anche noi, ecco perché con le Famiglie Arcobaleno da anni cerchiamo di parlare con le persone e fare informazione su una situazione che spesso la gente non capisce. E oggi siamo in piazza proprio per questo: spiegare perché non siamo contenti di questa legge, che non tutela i nostri figli e le nostre figlie e che ci fa tornare indietro nel tempo cancellando anni di progresso culturale”.

(In foto, la famiglia di Silvia De Simone disegnata dalla figlia di cinque anni)

 

Francesca Mulas

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