Sono 46 le serre fotovoltaiche autorizzate in Sardegna dopo l’approvazione della legge regionale 3/2009 che, all’articolo 6, contiene le “disposizioni in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, il tutto all’interno di un più ampio pacchetto normativo “nei settori economico e sociale”.
La legge 3 ricalca ovviamente l’impianto normativo nazionale e comunitario, con quattro obiettivi: potenziamento delle fonti “verdi”, abbattimento dei costi energetici nelle campagne, sviluppo di nuove colture e compensazione delle maggiori spese con la possibilità di vendere i kilowatt prodotti. Fatto sta che la legge sarda non sembra aver avuto il successo sperato: a fronte delle 46 imprese che hanno incassato il via libera, sono 200 le serre fotovoltaiche bocciate. E si tratta per la maggior parte di progetti presentati da piccoli imprenditori agricoli.
Ma se la norma regionale ha al momento un saldo negativo di autorizzazioni (meno 81,3 per cento), è fuori discussione la possibilità di fare business con i panelli solari in campagna. Tutto scritto nei Conti Energia approvati dal ministero per lo Sviluppo economico dal 2003. L’ultimo, il quinto, è stato varato il 5 luglio 2012 e ha fissato una quota annuale nazionale di 6,7 miliardi per pagare gli incentivi, soldi che vengono versati dai contribuenti italiani attraverso la bolletta Enel. Insomma, un vero e proprio balzello di cui si sarebbe avvantaggiata impropriamente anche la Twelve energy di Nuova Delhi con le sue 134 serre fotovoltaiche sistemate in 130 ettari di campagna a Villasor.
Non solo: proprio per evitare raggiri, la stessa legge 3 impone l’obbligo di presentare “un piano di investimento da cui risulti la previsione di un reddito agricolo lordo maggiore o uguale a quello derivante dalla produzione di energia”. Ciò che, secondo il Corpo forestale, non ha fatto la srl indiana finita sotto accusa per truffa aggravata.
Al. Car.
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