Uranio impoverito, sentenza storica: “Difesa sapeva ma non adottò cautele”

Una sentenza storica. Così commenta Domenico Loggiero, coordinatore dell’Osservatorio militare, in merito alla sentenza della Corte d’Appello di Roma depositata ieri, che ha in parte respinto il ricorso presentato dai ministeri della Difesa e dell’Economia contro la pronuncia in primo grado sulla causa civile promossa dai genitori e dai parenti del caporal maggiore dell’Esercito morto per linfoma di Hodkin nel 2005 – tre anni dopo aver preso parte a una missione in Kosovo. In sostanza, scrive l’Adnkronos, la Difesa avrebbe dovuto “adottare tutte le opportune cautele” contro il rischio di uranio impoverito per i militari italiani in missione all’estero. Una sentenza che farà giurisprudenza anche per le cause dei militari sardi. 

In base agli elementi raccolti la sentenza di primo grado aveva sottolineato come si evincesse “logicamente che il ministero della Difesa era a conoscenza” dell’esistenza dell’uranio impoverito in Kosovo “o come minimo del serio rischio di un suo utilizzo in quell’area”. “Sussistono tutti i requisiti per configurare una responsabilità del ministero della Difesa ex art. 2043 c.c. per aver colposamente omesso di adottare tutte le opportune cautele atte a tutelare i propri soldati dalle conseguenze dell’utilizzo dell’uranio impoverito”.

La Difesa contestava tra l’altro la sentenza impugnata nel punto in cui riconosceva il nesso di causalità tra l’esposizione alle polveri di uranio impoverito e la patologia tumorale. La sentenza della 1° sezione civile della Corte d’Appello di Roma ha ora respinto parzialmente il ricorso dei ministeri, stabilendo tra l’altro che “tenuto al risarcimento del danno iure proprio” in favore dei parenti del militare morto è “solo il ministero della Difesa”.

Finora accertati 314 morti, 3.600 i militari malati. Si tratta di un verdetto “senza equivoci e senza dubbi: il Ministero della Difesa era a conoscenza dei rischi a cui erano sottoposti i militari che hanno operato in territori bombardati con uranio impoverito e non hanno mai informato il personale. Questo -rilevano all’Osservatorio Militare- è quanto emerge dalla prima sentenza di Corte d’appello a cui il Ministero della Difesa si era rivolto per non corrispondere i risarcimenti richiesti dalla famiglia del militare deceduto”. “Con questa sentenza ottenuta dall’Avv. Angelo Fiore Tartaglia, legale dell’Osservatorio Militare”, verrebbe quindi a cadere “ogni dubbio sulla conoscenza dei rischi da parte dei vertici militari e sulla inequivocabile dimostrazione del nesso di causalità tra le patologie tumorali che hanno portato alla morte i nostri militari e l’esposizione di questi su territori bombardati con uranio impoverito”.

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