Sono passati quarant’anni dalla scoperta del sacrario di Mont’e Prama, straordinaria area monumentale nelle campagne di Cabras, nel Campidano di Oristano.
Sul terreno, sconvolto da due millenni di coltivazioni e arature, intorno alla metà degli anni Settanta qualcuno aveva notato una incredibile e insolita concentrazione di frammenti e lastroni di pietra: quel che restava di una necropoli di età nuragica custodita da una serie di statue in arenaria, alte fino a due metri, che raffiguravano pugili, arcieri e guerrieri. Eroi di un passato mitico a guardia delle sepolture, numi tutelari della comunità che abitava quelle terre, defunti divinizzati dopo la morte? Chi fossero in realtà i giganti di Mont’e Prama con il loro grandi occhi rotondi è ancora un mistero, quel che è certo è che dopo quarant’anni dalla scoperta dell’area archeologica le sculture, studiate, fotografate, analizzate e infine restaurate, torneranno a brevissimo a casa.
Questo sabato con un doppio appuntamento a Cagliari, Museo Archeologico Nazionale, e Cabras, Museo Civico, sarà tagliato il nastro della mostra “Mont’E Prama 1974/2014”, primo capitolo introduttivo per quello che tra due o tre anni sarà un Sistema Museale completo, unico nella progettazione ma articolato su due sedi espositive costruite ad hoc per accogliere e valorizzare i Giganti nel modo migliore.
“Oggi presentiamo i frutti di un lungo, complesso lavoro di sinergia tra la Regione, la Soprintendenza Archeologica e il comune di Cabras – ha sottolineato Marco Minoja, sovrintentente per i beni archeologici delle province di Cagliari e Oristano – grazie a questa collaborazione abbiamo potuto firmare un accordo di programma e siamo riusciti a ottenere un importante finanziamento di due milioni di euro dal CIPE, Comitato interministeriale per la programmazione economica”. Con questi contributi sarà realizzato un nuovo museo civico a Cabras e una nuova ala del museo archeologico cagliaritano dedicati alle statue di Mont’e Prama, e sarà messa in piedi una grande campagna di promozione e comunicazione per raccontare il valore di questa scoperta e il suo significato nel panorama della storia del Mediterraneo.
In un primo momento saranno in mostra solo una parte delle 28 statue restaurate, ma appena terminati i lavori del Sistema Museale tutte le sculture oggi ricostruite verranno esposte al pubblico. L‘area di Mont’e Prama, scavata dalla Soprintendenza nel 1975 e tra il 1977 e il ’79 sotto la guida dell’archeologo Carlo Tronchetti che per primo, nel 1981, ha pubblicato i dati dello scavo, ha restituito un’imponente mole di 10 tonnellate di arenaria gessosa da ricomporre. Ben 5200 sono frammenti e reperti che qualche anno fa dai depositi cagliaritani della Soprintendenza sono approdati nel Centro di Restauro Li Punti, alla periferia di Sassari, dove la società specializzata Centro di Conservazione Archeologica di Roberto Nardi li ha analizzati e restaurati. Il risultato del complesso puzzle di frammenti di forme e dimensioni diverse sono le 28 statue di arcieri, pugilatori e guerrieri: creature dall’identità misteriosa che 2700 anni fa circa, durante la fase finale della civiltà nuragica nell’Età del Ferro proteggevano con il loro sguardo severo i defunti sepolti a Mont’e Prama.
Francesca Mulas