Secondo rapporto ‘Sardegna e Mediterraneo’: “L’Isola deve accettare la sfida della sua collocazione geopolitica e recitare un ruolo chiave”

“La Sardegna deve affrontare con decisione la sfida della sua collocazione geopolitica nel
Mediterraneo, soprattutto in un momento in cui lo spostamento dell’asse energetico globale ci obbliga a ripensare le nostre strategie. La Sardegna, grazie alla sua posizione strategica, può e deve giocare un ruolo chiave in questo scenario, contribuendo non solo alla rete energetica europea, ma anche costruendo partnership solide con i Paesi africani, che stanno emergendo come mercati con grandi potenzialità”. Così il presidente della Fondazione di Sardegna, Giacomo Spissu, nel suo intervento alla presentazione del secondo Rapporto Isprom “La Sardegna e il Mediterraneo” che si è svolta oggi nell’aula magna Baffi dell’Università di Cagliari. Il rapporto è stato curato dall’Istituto di Studi e Programmi per il Mediterraneo (Isprom) in collaborazione con le Università di Cagliari e Sassari e stampato da Unicapress grazie al supporto finanziario della Fondazione di Sardegna nell’ambito di un programma a proiezione triennale nato per contribuire alla costruzione di una comunità mediterranea formata per affrontare le trasformazioni del mondo contemporaneo. L’evento ha riunito esperti e rappresentanti istituzionali per discutere delle sfide e delle opportunità che legano la Sardegna ai Paesi del Mediterraneo.

Nei saluti istituzionali, Gianni Fenu, prorettore vicario dell’Università di Cagliari, ha riconosciuto al rapporto un grande valore per la ricerca, in particolare su temi cruciali come la transizione energetica e la cultura. Questi argomenti sono rilevanti anche per l’Università, che quest’anno ha deciso di inaugurare nuovi corsi dedicati sia alla transizione energetica che alla gestione dei beni culturali, anche considerando l’importanza della posizione strategica della Sardegna nel Mediterraneo. A seguire, Salvatore Cherchi, vice presidente Isprom, ha definito il rapporto come uno strumento annuale utile per istituzioni, politica e società, perché “capace di offrire una visione d’insieme evolutiva delle relazioni dell’Isola con la sponda sud e est del Mediterraneo”.

Il volume, nella sua interezza, è stato illustrato da Stefano Usai dell’Università di Cagliari e Marco Calaresu dell’Università di Sassari. Nei loro interventi hanno toccato vari temi trattati nel volume, che offre un’analisi multidisciplinare delle relazioni tra la Sardegna e le regioni del Mediterraneo meridionale e orientale, concentrandosi su aspetti come come gli scambi commerciali, il Piano Mattei, la diversificazione economica, il partenariato pubblico-privato, lo sviluppo sostenibile e la cooperazione internazionale, offrendo una panoramica completa dei legami economici, culturali e politici tra la Sardegna e il Mediterraneo.

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Come sottolineato da Marco Calaresu, uno dei punti centrali del Rapporto riguarda le trasformazioni sociali legate ai flussi migratori. In particolare, Calaresu ha evidenziato come la crescente presenza di famiglie con almeno un componente straniero stia contribuendo a mitigare il declino demografico dell’isola.

Stefano Usai, invece, ha posto l’accento sulle dinamiche economiche e sulle opportunità di cooperazione, sottolineando l’importanza degli scambi commerciali tra la Sardegna e i Paesi Mena, particolarmente legati ai prodotti petroliferi, evidenziando come la Sardegna possa sfruttare la sua posizione strategica nel Mediterraneo per rafforzare il proprio ruolo nel contesto della transizione energetica.

Franco Cuccureddu, assessore del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione, ha sottolineato l’importanza di rilanciare il ruolo della Sardegna nel Mediterraneo, evidenziando la sua posizione geografica centrale, ma la mancanza, ad oggi, di una vera centralità istituzionale ed economica.

Si è invece soffermato sul ruolo strategico della Sardegna nella cooperazione internazionale nell’area mediterranea Giacomo Spissu, presidente della Fondazione di Sardegna. Affrontando poi temi importanti come approvvigionamento energetico, connessioni, integrazione e relazioni culturali tra popoli ha affrontato la questione demografica.

Le proiezioni mostrano una Sardegna sempre più anziana e con una natalità tra le più basse in
Italia – ha detto . Questa situazione, se non affrontata con politiche adeguate, renderà impossibile sostenere il sistema socio-economico dell’isola. Dobbiamo guardare all’immigrazione non come una minaccia, ma come una risorsa indispensabile per il nostro futuro. Politiche di ingresso organizzate e integrate possono permettere a nuovi arrivi di diventare parte integrante della nostra società, contribuendo al suo sviluppo. In questo contesto, il progetto Sardegna ForMed, che la Fondazione di Sardegna ha rinnovato per il prossimo triennio, rappresenta un esempio virtuoso di come possiamo favorire l’integrazione attraverso la formazione. Il progetto consente a giovani provenienti dai Paesi del Maghreb di studiare nelle università sarde, creando una relazione culturale e formativa che si affianca all’approccio umanitario, che resta comunque prioritario e indispensabile. Non si tratta solo di offrire opportunità di studio, ma di costruire una classe dirigente che possa diventare un ponte tra la Sardegna e il Mediterraneo. I giovani che studiano qui, oltre a conseguire un titolo accademico, hanno anche l’opportunità di scoprire e vivere una realtà diversa dalla loro”.

Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, che alla platea ha dedicato un messaggio video, ha ribadito che il ruolo della Sardegna è “chiave” oggi più che mai, specie visti gli sviluppi con il Piano Mattei attuato dal governo nazionale. Giovanna Medde, direttrice generale dell’autorità di gestione di Interreg Next Med, ha testimoniato che la Regione Sardegna, in qualità di Autorità di Gestione del Programma Interreg Next Med, svolge un ruolo attivo e riconosciuto nel rafforzamento delle relazioni tra i Paesi del Mediterraneo. Ultimo intervento, prima dei saluti, quello del Presidente Isprom Francesco Sanna, che ha sottolineato come il secondo rapporto rappresenti uno strumento fondamentale non solo per gli studiosi, ma per tutta la comunità sarda e ha evidenziato l’importanza di “guardare al futuro della Sardegna non in modo isolato o regressivo, ma come una regione moderna, innovativa e aperta alle culture del Mediterraneo e del mondo, in cui i cittadini, in particolare i giovani, possano riflettere su come mantenere viva e popolata questa splendida isola”.

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