Ancora prof lontani da casa. Che chiedono di tornare vicino a famiglie e affetti. È la lettera inviata da un gruppo di docenti sardi alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Il caso riguarda alcuni docenti sardi che hanno guadagnato l’abilitazione e superato il concorso 2018.
“L’unica lezione – spiegano all’esponente del governo Conte – che abbiamo imparato, ad oggi, è che il merito non viene premiato: primi in graduatoria al momento delle immissioni in ruolo per il 2019-2020, siamo stati assunti in scuole situate anche a oltre 300 chilometri di distanza, nonostante ci fosse un buon numero di posti, derivanti dai pensionamenti quota 100, notevolmente più vicini alle nostre residenze. Queste posizioni non sono state rese disponibili al momento del nostro ingresso in ruolo per meri ritardi amministrativi”.
Risultato? “Cattedra talmente lontana – continuano – da impedire la realizzazione personale che avevamo prospettato. È trascorso un anno e grazie al nuovo decreto queste cattedre andranno ai nostri colleghi che hanno avuto la ‘fortuna’ di trovarsi in posizione peggiore in graduatoria rispetto alla nostra: con questa tornata di assunzioni straordinarie saranno loro ad avere quei posti e lavorare vicino a casa”.
Altro problema: “È stata congelata la domanda di mobilità esclusivamente per gli immessi in ruolo nel nostro anno scolastico. La domanda di mobilità rappresentava il nostro unico e ultimo appiglio, ma ci viene negata, senza alcuna considerazione per le esigenze familiari ma soprattutto senza nessuna coerenza e in una maniera che riteniamo arbitraria. E così, dalle sedi in cui abbiamo preso servizio, guardiamo svanire il sogno di ricongiungerci (per usare una parola di moda) ai nostri cari, con la sola colpa di esserci guadagnati i primi posti della graduatoria”.