Scuola, arrivati 3mila banchi su 50mila. Sui trasporti la Regione apre ai privati

Su 50mila banchi monoposto richiesti in Sardegna ne sono arrivati solo circa 3mila consegnati alle scuole dell’Isola dove, tra i problemi legati all’avvio di questo anno scolastico caratterizzato dalle misure anti-covid, c’è anche quella della carenza di docenti. “Abbiamo coperto solo in minima parte i 2000 posti di cui abbiamo necessità e dovremo fare non meno di 30 concorsi a partire dal 22 ottobre”, ha spiegato alla Commissione pubblica istruzione del Consiglio regionale il responsabile dell’Ufficio scolastico regionale Francesco Feliziani. Il dirigente ha anche ricordato che il non aver scelto la procedura semplificata nei concorsi ha rallentato il sistema e il reclutamento “generalista” ha rinviato ancora una volta il ricambio generazionale nel mondo della scuola.

In attesa dei dati aggiornati sulla popolazione studentesca e per evitare assembramenti nei bus che trasportano gli studenti la Giunta apre all’utilizzo dei mezzi privati. Una lettera sarà inviata alle aziende del settore che dovranno essere indicate le caratteristiche dei mezzi e i costi del servizio. L’iniziativa è contestuale all’approvazione di una delibera con la quale la Regione potrà accedere ad un fondo nazionale per i “servizi aggiuntivi” nei territori a domanda debole e viene.

Lo ha annunciato la direttrice generale dell’assessorato regionale dei Trasporti Gabriella Massidda durante un’audizione in Commissione Pubblica Istruzione del Consiglio regionale. Poco prima la rappresentante dell’Associazione nazionale presidi Anna Maria Maullu aveva sottolineato “l’inadeguatezza del servizio di trasporto che, soprattutto nelle zone interne, rappresenta un elemento di disagio per i ragazzi e le famiglie, costrette in molti casi ad utilizzare i mezzi privati”.

Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Francesco Feliziani ha, invece, ricordato che nel tavolo tecnico con Regione, Anci e Protezione civile è rimasto aperto il problema dell’accesso differenziato per fasce orarie alle scuole, “sia perché non disponiamo dell’anagrafe degli studenti (per tracciarne la provenienza), sia perché servono risorse”.

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