Screening oncologici gratuiti, in Sardegna poca prevenzione: l’Isola in fondo alle classifiche nazionali

Sardegna in fondo alle classifiche delle regioni italiane per screening oncologici gratuiti. È allarmante il quadro che emerge dall’ultimo report della Fondazione Gimbe su dati 2023 dei tre programmi di screening oncologici alla mammella, cervice e colon-retto. Nel primo caso la Sardegna si posiziona addirittura in 20esima posizione a livello nazionale, seguita solo dalla calabria, mentre gli screening a cervice e colon-retto vedono l’isola in 17esima posizione.

Nel dettaglio, per quanto riguarda lo screening mammografico, in Sardegna l’estensione si attesta al 61% (la media in Italia è del 93,6%) della popolazione target, mentre l’adesione è pari al 25,8% (media Italia 49,3%). “Questa percentuale correlata all’estensione- di per sé già inferiore al 100%- documenta che in questa regione come per le altre del Mezzogiorno, Molise escluso, la mancata adesione agli screening riconosce a monte responsabilità organizzative nella gestione degli inviti”, è specificato nel report. Sullo screening cervicale per il tumore del collo dell’utero, l’estensione in Sardegna è del 76,9% (media Italia 111%) della popolazione target, mentre l’adesione è al 30,7% (media Italia 46,9%). Per quanto riguarda lo screening colon-rettale, l’estensione è pari al 55,9% (media Italia 94,3%), l’adesione è al 18% (media Italia 32,5%). 

“Prevenzione e promozione della salute – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – rappresentano i pilastri per ridurre l’incidenza delle malattie e contribuire alla sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Ma oggi il paradosso è evidente: da un lato i cittadini sono in lista di attesa per esami diagnostici non sempre appropriati, dall’altro sono in milioni a non aderire ai programmi di screening organizzati”. È evidente per Cartabellotta “che sul fronte degli inviti molte regioni, in particolare del Sud, devono migliorare le proprie capacità organizzative. Ma la principale criticità rimane la scarsa adesione agli screening: servono maggiori informazioni, strategie di comunicazione efficaci e coinvolgimento attivo dei cittadini”.

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