Sciopero pubblici e privati, in cento in piazza: “Basta contratti da fame”

“Accresciuta prevaricazione dei rapporti di lavoro, contratti da fame, lavoro gratuito offerto a giovani e meno giovani, gli stessi costretti a emigrare per trovarne uno decente”. Sono queste le ragioni per cui, anche in Sardegna, circa il 20 venti dei dipendenti di tutti i settori pubblici e privati ha aderito allo sciopero generale proclamato da Usb, Cobas e altre sigle. “Lottiamo per riprenderci ogni singolo diritto che il governo nazionale e regionale sta demolendo pian piano, per recuperare la dignità – spiega all’Ansa uno dei portavoce Usb, Federico Angius, durante il presidio organizzato in via Roma a Cagliari sotto il palazzo del Consiglio regionale -. Sentiamo parlare di ripresa economica, ma ogni giorno assistiamo a massacri sociali di proporzioni bibliche, penso al caso Vesuvius, la fabbrica di Macchiareddu che ha finito per chiudere, o ai dipendenti Meridiana”.

Tra gli oltre cento in piazza ci sono i rappresentanti di tutte le categorie, pubbliche e private: gli insegnanti, gli appalti delle scuole, la logistica (chi si occupa della sistemazione dei prodotti negli scaffali dei supermercati), i dipendenti del Ctm, gli ex dipendenti della Fluorite Silius in liquidazione. E dell’Aias. Come Armando Ciosci (Usb). “È arrivata l’ora – ammonisce – che l’Asl unica Ats faccia valere la delibera di maggio che prevede il rispetto del contratto nazionale di lavoro da parte delle aziende in convenzione: Aias ci deve otto stipendi e l’ispettorato del lavoro dovrebbe intervenire”. Alla manifestazione ha aderito anche l’associazione Caminera Noa, che già nei giorni scorsi ha chiesto, invano, un incontro con il direttore scolastico regionale Francesco Feliziani per chiedere “un tavolo con la Regione in cui definire un protocollo che avvii l’insegnamento della lingua e della storia sarda nelle scuole”. “Oggi ci riproviamo – dice all’Ansa la portavoce Ninni Tedesco – lo dobbiamo ai circa duemila studenti formati per l’insegnamento”.

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