Sciopero dei Cobas, il corteo a Cagliari: “No al fascismo e al Green pass”

Studenti, docenti e lavoratori sono scesi in piazza oggi a Cagliari per aderire allo sciopero generale indetto in Sardegna dal sindacato dei Cobas. Il corteo, un centinaio i partecipanti, è partito da piazza Garibaldi per raggiungere piazza del Carmine.

Diverse le ragioni dello sciopero: tra queste la stabilizzazione dei precari della scuola, la riduzione del numero degli alunni nelle classi, il potenziamento degli organici del personale Ata (dipendenti amministrativi, tecnico e ausiliari), e la contrarietà all’utilizzo del Green pass nei posti di lavoro da sostituire con “test veloci salivari gratuiti per tutti e screening di controllo periodici generalizzati”.

Scuola, trasporti e continuità territoriale sono i temi chiave della mobilitazione. “Uno sciopero molto importante – ha sottolineato Enrico Rubiu, Usb – contro l’operato di questo Governo sia per quanto riguarda i lavoratori pubblici sia per quelli del settore privato. Ci dicono che ci riempiranno di soldi, ma finora abbiamo visto molte condizioni e pochi euro. La riforma fiscale ad esempio andrà a peggiorare la situazione per chi percepisce stipendi medio bassi. E non mi sembra che la crisi sia superata: basta guardare la situazione del Porto canale di Cagliari, di Eurallumina, di Sider Alloys. Tutte vertenze ancora da risolvere”.

All’attacco anche Andrea De Giorgi, Confederazione Cobas e docente di Filosofia: “Per la scuola – ha spiegato – chiediamo di aumentare gli organici e di diminuire il numero degli alunni per classe. E ci battiamo per il ruolo unico anche per superare le differenze tra insegnanti”. Toccato anche il tema Green pass: “Chi non è d’accordo non può sostenere le spese per i tamponi – ha chiarito De Giorgi – bisogna investire nella sanità e negli screening”.

Accuse al governo Draghi da Cobas scuola Sardegna. “Non sta affrontando nel modo giusto una situazione sociale molto grave – ha denunciato Nicola Giua – I fondi che arriveranno non ci sembrano destinati a risolvere questi problemi. Tutto ciò che viene speso per gli armamenti, anche in Sardegna, potrebbe essere investito nel sociale. La situazione della scuola è emblematica: si deve fare molto di più. Anzi rispetto all’anno scorso la situazione è addirittura peggiorata”.

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