A Sassari vince la paura: niente casa in affitto ai richiedenti asilo

Sassari si prepara ad accogliere trentuno richiedenti asilo con un progetto Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione in materia), ma nel quartiere di Sant’Orsola, dove il 22 settembre una casa destinata ad ospitare i rifugiati è stata colpita con un attentato incendiario, vince la paura e i proprietari della villetta non affitteranno più l’abitazione alla Ong che avrebbe dovuto offrire assistenza agli stranieri (foto dal sito Stranieri in Italia).

Le novità sono emerse in un incontro nel salone parrocchiale di Sant’Orsola fra i residenti, il sindaco Nicola Sanna, il prefetto Giuseppe Marani, l’assessora delle Politiche sociali Monica Spanedda e la coordinatrice regionale dei progetti Sprar, Katia Luciani. “Quelle persone non sono certo pericolose, mentre quel gesto poteva sfociare in una tragedia, perciò d’accordo con Gus Sardegna abbiamo disdetto il contratto d’affitto e quella casa non ospiterà più i 31 richiedenti asilo”, ha detto l’avvocato Stefano Pilo, proprietario delle due case prese di mira, una affittata all’Ong e l’altra abitata dalla sua famiglia.

Il Comune, invece, non rinuncia al progetto da 450mila euro all’anno. “I fondi permetteranno di creare un’impresa solida e sana, fatta di giovani formati nelle nostre università come mediatori culturali, educatori e tante altre professionalità”, spiega l’assessora Spanedda. Che aggiunge: “Desideriamo che questi giovani arrivati nella nostra città fuggendo da guerra e persecuzione possano diventare nostri concittadini ed essere inseriti nella nostra società”. Nell’ottica di un’accoglienza diffusa sono stati siglati cinque contratti di locazione con privati che hanno messo a disposizione le proprie case. Gli appartamenti sono in diversi quartieri di Sassari in cui “organizzeremo incontri con
la cittadinanza per spiegare il nostro progetto prima che parta”, sottolinea la Luciani.

I beneficiari avranno percorsi personalizzati, con corsi di italiano e formativi e successiva attivazione di un tirocinio o contratto in aziende locali. I ragazzi saranno informati sui servizi offerti dal territorio e saranno inseriti come volontari nel mondo dell’associazionismo locale, sarà facilitato lo scambio culturale con i giovani attraverso visite negli istituti scolastici e all’università.

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