Sassari, Ganau e Giudici rinviati a giudizio per abuso d’ufficio

Il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e la presidente della Provincia Alessandra Giudici, sono stati rinviati a giudizio per abuso d’ufficio. Insieme a loro, 22 componenti delle due Giunte che i due amministratori guidavano dal 2005 al 2010. La decisione è arrivata dal Gup del Tribunale di Sassari Antonello Spanu. L’8 maggio la prima udienza del processo. L’accusa del Pm Giovanni Porcheddu è di aver favorito due dirigenti, assunti con delibere del natale 2007 e scambiati tra i due enti sulla base di una convenzione senza tenere conto di chi aspirava alla carica perché già in mobilità. Oltre a Ganau e Giudici gli indagati sono l’allora vicepresidente della Provincia Francesco Borghetto, gli ex assessori provinciali Marco Di Gangi, Salvatore Marino, Sergio Mundula, Piero Nurchis, Giuseppe Ortu, Laura Paoni, Bastianino Sanna, Giovanni Serra, Pinuccio Vacca, il direttore del Personale Giovani Solinas e quello generale, Ezio Schintu. Per la Giunta comunale, Valerio Meloni, Luciano Chessa, Antonietta Duce, Michele Malanga, Angela Mameli, Paolo Panu, Stefano Perrone, Paolo Scanu, Raffaele Tetti, e il responsabile del personale Mario Mura. La Giudici, gli assessori e il responsabile del personale dell’ente in piazza d’Italia devono rispondere anche di falso ideologico in atto pubblico.

Si dicono sereni e fiduciosi nella giustizia Ganau e Giudici, rinviati a giudizio questa mattina dal Gup del Tribunale di Sassari per abuso d’ufficio. “Noi abbiamo approvato atti con tutti i pareri di regolarità tecnica, non sappiamo quale sia il reato”, commenta Ganau, mentre la presidente della Provincia, in una nota, precisa: “Desidero ribadire la convinzione che si sia agito nel pieno rispetto delle leggi. Altresì si è convinti della bontà del percorso amministrativo seguito. Per queste ragioni non posso che esprimere piena fiducia nei confronti della giustizia e attendere con la massima serenità che nel corso del dibattimento venga dimostrata l’assoluta regolarità degli atti, compiuti come sempre in buona fede, e l’infondatezza delle accuse rivolteci”.

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