È atteso per le 16 – quindi è davvero questione di minuti – il nuovo bollettino dell’Istituto superiore di sanità (Iss), da cui dipenderà la ripartizione dell’Italia in zone verdi, arancioni e rosse, a seconda del rischio di contagi. All’Iss, braccio operativo del ministero della Sanità nell’emergenza Covid, è stato assegnato il compito di calcolare il livello di periocolosità in ogni regione in base a tutta una serie di paramentri che inclusono la responsabilità dei cittadini e quella della politica. Sarà poi Palazzo Chigi a certificare la ripartizione, visto che per ogni gruppo corrispondono limitazioni sempre più rigorose. Per tutti invece il coprifuoco dalle 22 alle 5, con gli spostamenti consentiti solo per ragioni di lavoro e salute.
Tra i fattori che vengono presi in esame dall’Istituto superiore di sanità, ecco intanto la diffusione del virus, quindi il numero di contagi. La Sardegna doverebbe essere confermata zona verde perché il Covid-19 conta sì nuovi casi ogni giorni. Ma non c’è una crescita esponenziale. Altro dato sono i numeri dei posti letto, soprattutto quelli di terapia intensiva che in questa fase non devono andare oltre il 30 per cento del totale (quindi 54, visto che in Sardegna se ne contano 180 in tutto), per evitare il sovraffolamento degli stessi reparti di Rianimazione. L’Iss controllerà l’andamento dei dati ogni settimana, fornendo un nuovo report. Ma nel caso in cui la pandemia faccia segnare dati meno allarmanti in una singola regione, la zona di appartanenza non verrà cambiata prima di quindici giorni. Proprio per accertare che il miglioramento sia consolidato e non estemporaneo.