Un milione di euro versati ogni anno da Stato e Regione come contributi per le emittenti televisive: non sono proprio briciole quelle che l’azienda Sardegna 1 incassa annualmente dagli enti pubblici, senza contare quanto arriva dai contratti commerciali. Eppure l’emittente cagliaritana di via Venturi attraversa da tempo un periodo nero che ha visto oggi il suo culmine con il licenziamento di tredici dipendenti tra giornalisti e tecnici.
Qualcosa non va, dato che da due anni i dipendenti di Sardegna 1 lavoravano con un contratto di solidarietà che prevedeva il 33% in meno in busta paga. L’editore ha così risparmiato grazie al sacrificio dei lavoratori ben 400 mila euro in un anno, senza contare che in tanti denunciano stipendi e contributi in arretrato ormai da mesi: come mai i conti non tornano?
Se lo chiedono i giornalisti e gli operatori che oggi hanno ricevuto la raccomandata con la comunicazione del licenziamento (13 su 27, praticamente metà dell’azienda), se lo chiedono i sindacati del settore, se lo chiede l’intero panorama del giornalismo in Sardegna che da mesi segue la brutta vicenda che ha coinvolto i colleghi.
“Una vergogna, un atto inqualificabile – commenta Celestino Tabasso, segretario dell’AssoStampa – faremo tutto il possibile per scongiurare questi licenziamenti. I lavoratori sono la vera eccellenza di Sardegna 1. E fa male sapere che non tutti i dipendenti della rete hanno aderito alla protesta: una defezione del genere apre anche un problema deontologico e politico che non possiamo trascurare””.
La crisi dell’emittente ha inizio alcuni anni fa con la rivoluzione del digitale terrestre che mette in ginocchio molte tv private; nel 2011 l’editore Giorgio Mazzella (presidente di Banca di Credito Sardo- Gruppo Intesa) dopo aver tagliato personale e costi chiede ai dipendenti uno sforzo ulteriore con la stipula del contratto di solidarietà ma la situazione non migliora.
Il 30 luglio scorso l’editore cede la proprietà per la cifra simbolica di quattro mila euro a a una cordata di tre imprenditori: Sandro Crisponi, amministratore delegato che detiene il 71% delle quote, Luigi Ferretti, patron del network nazionale 7 Gold (19%) e Mario Tasca (10%).
Da allora i dipendenti non ricevono rassicurazioni finanziarie e non viene messo in atto nessun piano di rilancio per l’azienda: con una mobilitazione ormai ininterrotta da sette mesi hanno cercato l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni tra scioperi, presidi, comunicati e incontri. Negli ultimi giorni, per denunciare ancora una volta il mancato incontro con i vertici dell’azienda, hanno visitato le sedi di tutte le redazioni della stampa isolana. E oggi, in risposta alle richieste dei lavoratori, il drastico provvedimento dell’azienda, giustificato come “radicale e dolorosa fase di ristrutturazione organizzativa, per la prosecuzione di una valida e alternativa proposta editoriale”.
Ma i giornalisti di Sardegna 1 non sembrano sorpresi: “Aspettavamo questa mossa da tempo, si tratta di un piano messo in moto dal momento in cui l’azienda è stata ceduta – sottolinea PierSandro Pillonca, del comitato di redazione – Questi mesi sono serviti a temporeggiare e rimandare sino alla data di scadenza del contratto di solidarietà che durava da due anni. Da gennaio 2012 l’azienda non ha fatto nulla per il rilancio, non ha presentato un piano editoriale o di organizzazione, non ha una rete commerciale”.
Una gestione considerata da tutti inadeguata e negligente, arrivata al punto di perdere nel 2013 il consistente sostegno annuale del Ministero (circa 700 mila euro) per una pratica consegnata incompleta: ” In un simile contesto – prosegue Pillonca – è grave che la tv continui ad avere finanziamenti pubblici, ci auguriamo che i contributi vengano bloccati. Non dovrebbero arrivare soldi a chi li utilizza in questo modo”.
Una risposta sul tema dei finanziamenti pubblici arriva proprio oggi dal Presidente della Regione: “Nei giorni scorsi abbiamo approvato una delibera per acquisire al servizio di Digital Library la seconda trance di un gruppo di filmati prodotti dell’emittente. A questo punto – sostiene Cappellacci – prima di procedere in ulteriori iniziative e approfondimenti, è indispensabile sgombrare il campo dal ‘macigno’ dell’avvio delle procedure di licenziamento”.
I lavoratori sono pronti a proseguire proteste e manifestazioni, mentre i giornalisti di altre testate propongono una grande mobilitazione per non perdere una delle voci storiche dell’informazione in Sardegna: “I colleghi in questo momento hanno bisogno di un sostegno forte – secondo Umberto Aime, della Nuova Sardegna – si tratta di una vertenza che riguarda tutta l’isola, non solo i lavoratori di una tv”.
Francesca Mulas