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Sardegna Uno, sciopero dei lavoratori e manifestazione sotto il Consiglio

I lavoratori di Sardegna Uno, riuniti da 5 giorni in assemblea permanente, hanno deciso di proclamare una giornata di sciopero totale in video e audio per giovedì. La causa scatenante è il silenzio dell’azienda sui ritardi nel pagamento delle mensilità arretrate. Domani, invece, giornalisti, tecnici e amministrativi manifesteranno dalle 11 sotto il palazzo del Consiglio regionale, per richiamare l’attenzione della politica su una vertenza che, si legge nella nota delle organizzazioni sindacali di categoria, “mette a rischio la pluralità dell’informazione in Sardegna”. Una delegazione dei lavoratori poi sarà ricevuta dal Presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo e dalla Conferenza dei Capigruppo.

Intanto il senatore di Sel, Luciano Uras, nell’esprimere solidarietà ai lavoratori dell’emittente, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione al Governo sulla crisi dell’editoria in Sardegna. “Negli ultimi tre anni abbiamo visto scomparire realtà importanti come Epolis, Sardegna 24 e Radio Press, ora anche Sardegna 1. Questo ci porta a dire che esiste un’emergenza informazione nell’Isola che mette a rischio anche lo sviluppo della democrazia e del confronto politico e sociale. Un’emergenza che è anche occupazionale – ha aggiunto – per un’informazione che vede un’alta incidenza di precariato”. Uras lancia un’appello alla Regione, perché “attui le leggi regionali che possono dare respiro a questo settore” e chiama in causa il Governo chiedendo che “vengano contenuti gli effetti di questa crisi”.

La vertenza Sardegna Uno approda in Parlamento anche con un’interrogazione presentata dai parlamentari del Partito Democratico, primi firmatari Romina Mura alla Camera e Silvio Lai al Senato. “Al Governo, con il sottosegretario alla Presidenza Giovanni Legnini, chiediamo di riferire sulla vertenza dell’emittente televisiva Sardegna 1,” spiegano Mura e Lai. In particolare, i due esponenti del Pd chiedono “che si verifichi se esistono e a quanto ammontano i crediti che la società proprietaria della tv locale vanta nei confronti di pubbliche amministrazioni e, soprattutto, che si impegni affinché vengano salvaguardati i posti di lavoro e le retribuzioni dei 28 dipendenti dell’emittente. Lo spazio per la libera informazione in Sardegna è sempre più eroso, non possiamo permettere che si riduca ancora il pluralismo, né tantomeno accettare che si mortifichino o scavalchino i diritti dei lavoratori di un settore nevralgico per ogni democrazia”, concludono Lai e Mura.

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