Sardegna Quotidiano, due anni di vita editoriale finiti con un fallimento

È finita con un fallimento l’avventura di Sardegna Quotidiano: la sentenza è del 18 luglio scorso. L’ha emessa il Tribunale di Cagliari.

È finita con un fallimento l’avventura di Sardegna Quotidiano: con la sentenza numero 90 depositata il 18 luglio scorso (ecco il documento), il Tribunale di Cagliari ha certificato l’insolvenza della “Società cooperativa giornalisti sardi”, editrice del giornale arrivato in edicola il 28 giugno 2011 e chiuso due anni più tardi, ad agosto. A libro paga, “6 dipendenti nel primo trimestre del 2012 e 9 da aprile a settembre dello stesso anno”, ha scritto la presidente della Sezione fallimentare Maria Mura. Adesso passa tutto in mano al giudice delegato Andrea Bernardino che per il 26 gennaio ha convocato “l’adunanza dei creditori”. Obiettivo: stabilire con certezza l’ammontare dei debiti accumulati dalla coop. Tra i creditori ci dovrebbero essere pure alcuni ex dipendenti che si erano ritrovati senza lavoro dopo mesi e mesi di stipendi non presi.

A vincere la battaglia contro la Coop sarda è stata l’agenzia di stampa La Press Spa che il 13 marzo scorso aveva presentato l’istanza di fallimento per rivendicare un credito di 47.491,67 euro per servizi fotografici forniti e mai pagati. Quindi il ricorso accolto dal tribunale di Cagliari che ha mosso contro la Società cooperativa tutta una serie di rilievi per i quali saranno chiamati a rispondere i tre giornalisti fondatori: il presidente Antonio Moro e i due componenti del Cda, Enrico Fresu e Alessandro Ledda. Moro, nel frattempo, ha vinto uno dei quattro posti banditi col concorso per giornalista nell’ufficio stampa del Consiglio regionale. Fresu, invece, è tuttora disoccupato, mentre Ledda è assunto a tempo determinato nel sito web de L’Unione Sarda, giornale dal quale era andato via anni prima per seguire l’ex editore Nicola Grauso nell’avventura di Epolis, finita ugualmente in un bagno di sangue.

Il ricorso di La Press è stato accolto perché alla cooperativa, che pure era mutualistica, ovvero nata per dare lavoro, è stato riconosciuto lo status di “attività commerciale”. Il quotidiano “era venduto al pubblico (a 80 centesimi)”, ha rilevato ancora la Sezione fallimentare, al pari “degli spazi pubblicitari offerti a pagamento all’interno del giornale”. Di qui “l’assoggettabilità alla dichiarazione di fallimento” dalla quale la coop sarebbe stata esclusa se avesse dimostrato di possedere precisi requisiti previsti dalla legge. Ma “dalla visura camerale non risulta”, per esempio, che  “presso il Registro delle Imprese siano stati depositati i bilanci relativi agli ultimi tre esercizi”.

I creditori della coop hanno a disposizione una casella di posta certificata (f88.2014cagliari@pecfallimenti.it) per segnalare al giudice delegato le somme vantate e dovranno farlo “fino a 30 giorni prima dell’adunanza del 26 gennaio”. Si tratta di denaro che la Sezione fallimentare intende recuperare attraverso “esecuzioni immobiliari in corso”, è scritto ancora nella sentenza.

Ci vorranno tuttavia altri cinque mesi per conoscere il valore preciso dei debiti della coop. Ma è certo che tra i creditori ci siano, tra gli altri, lo stampatore Ghiani, l’agenzia di stampa Ansa e la Vodafone per le bollette telefoniche.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

 

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