La salma di Maria Fresu, la ragazza 23enne di origine sarda morta nella strage di Bologna, sarà riesumata. Così ha deciso il presidente delle Corte d’Assise del capoluogo emiliano nell’ambito del processo che vede imputato l’ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nella strage del 2 agosto 1980 in cui persero la vita 85 persone.
La riesumazione della salma di Maria Fresu, originaria di Nughedu San Nicolò emigrata in Toscana, servirà al perito Danilo Coppe per scovare eventuali tracce di esplosivo. Della donna e della piccola Angela, la figlia di tre anni morta assieme a lei nell’esplosione, furono ritrovati, solo diversi mesi dopo l’attentato, alcuni resti. Quindi se ne dedusse che la donna si trovava praticamente vicino alla bomba che la disintegrò. Tuttavia secondo l’esperto è possibile che i resti siano rimasti integri in tutti questi anni perché riposti in un contenitore sotto formalina, che conserva le sostanze organiche. E gli esplosivi hanno forma organica. L’unico modo per stabilirlo, però, è riesumare la salma. Le eventuali tracce di esplosivo che potrebbero emergere dall’analisi dei resti di Maria Fresu, saranno poi confrontate con quanto il perito ha già trovato in questi mesi analizzando altri reperti legati alla strage.
“Mi sembra un fatto macabro, non so che utilità possa mai avere”. È sorpreso Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage: “Siccome su quella salma c’è l’ipotesi ispirata dal libro del giudice Priore – aggiunge – ovvero che lì non c’è nessuno sepolto, che il cadavere non si è mai trovato, non vorrei che ne venissero fuori delle congetture che inquinino l’acqua del processo. Non so, speriamo che serva per quello che riguarda sia le analisi esplosivistiche che altre analisi che vogliono fare”.
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