Sant’Efisio tra poveri e migranti: il pranzo solidale della Confraternita

Una giornata lontana dai riflettori, al di fuori del percorso coloratissimo e solenne della processione di Sant’Efisio che si prepara per martedì 1 maggio nella sua edizione numero 362: i giorni prima della grande festa l’Arciconfraternita di Sant’Efisio, storica organizzazione che si occupa dei rituali attorno alla devozione per Efisio, da tempo li dedica alla beneficenza. Un appuntamento ormai consolidato con poveri e immigrati che non è inserito nel programma ufficiale delle celebrazioni ma è ugualmente sentito e partecipato. L’appuntamento si è rinnovato con un pranzo nella mensa dei poveri del Buon Pastore, in via San Benedetto a Cagliari: i Confratelli hanno acquistato gli ingredienti, poi preparati dalle suore dell’istituto, e, indossati un grembiule bianco e il tradizionale medaglione che usano nei momenti al di fuori delle celebrazioni, hanno preparato la sala, accolto gli ospiti e servito piatti e bevande.

Negli anni passati i Confratelli dell’Arciconfraternita, di origine cinquecentesca ma costituita formalmente con l’attuale denominazione nel 1796, hanno organizzato il pranzo solidale a Nora, in un locale adiacente alla chiesetta e oggi inagibile, poi alla Caritas di viale Fra Ignazio. Dall’anno scorso collaborano con l’associazione La Provvidenza e le suore della Congregazione del Buon Pastore. Qui ogni giorno si servono tra i 120 e i 160 pranzi in tre, quattro turni: primo, secondo, contorno, frutta e dolce. Sono acquistati grazie alle donazioni, e inoltre ci sono il pane del vicino pastificio Meloni, gli alimenti regalati dalla Conad e quelli dell’associazione Banco Alimentare Sardegna. Un giorno di festa, in vista di Sant’Efisio, e il menù è più ricco: un aperitivo, antipasto di salumi (formaggio e olive per i musulmani), pasta al forno con ragù, agnello e patatine fritte, frutta e torta.

La sala, quaranta posti a sedere per ciascun turno, si riempie di ospiti già dalle 11: uomini e donne di tutte le età, cagliaritani e stranieri. “Ci sono tanti uomini separati che vivono in strada e molti pensionati – confessa suor Dolores, che da anni gestisce la mensa del Buon Pastore – purtroppo vediamo persone che vengono qui anche da vent’anni, che in tutto questo tempo non hanno trovato un lavoro, una casa. E sono aumentati gli immigrati. Prepariamo anche 160 pranzi al giorno e tocchiamo quotidianamente la povertà e la disperazione”.

“La beneficenza, il sostegno ai poveri e deboli, – sottolinea Francesco Cacciuto, presidente dell’Arciconfraternita dal 2015 – sono dentro il nostro statuto. Ecco perché siamo qui. Il pranzo è offerto il sabato che precede la festa, ed è un appuntamento ormai fisso almeno dagli anni Ottanta e tanto atteso. Non è inserito nel calendario istituzionale perché è un momento nostro e privato. La mensa accoglie persone in difficoltà, emarginati e tanti migranti: non dobbiamo dimenticare che Efisio, a cui rivolgiamo la nostra devozione ogni giorno, era anche lui un immigrato. Veniva da Antiochia, in Turchia: da quella stessa area del Mediterraneo da cui oggi arrivano tantissime persone in cerca di pace o di una vita migliore”.

Francesca Mulas

 

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