Nel Sulcis si sogna un ospedale nuovo. Il commissario Asl: “Servono 80 mln”

Il futuro della sanità nel Sulcis? Un ospedale nuovo di zecca, da realizzare in territorio neutrale per evitare le guerre di campanile già in atto tra Iglesias e Carbonia che da tempo si contendono i servizi essenziali. Tutto da capo: progetto, cantiere e gestione. La proposta, incredibile di questi tempi, non è nuova ma, durante il convegno organizzato dall’Associazione Amici della Vita al Centro culturale di Iglesias per parlare del futuro della sanità nel Sulcis, il neo commissario della ASL 7 Antonio Onnis l’ha ribadita con convinzione: “Per costruire un nuovo ospedale sono sufficienti 80 milioni di euro – dichiara – con una capacità ricettiva totale di non più di 300 posti. Non servono mega strutture”. Sembrerebbe un modo come un altro per cercare di accontentare tutti realizzando, al contempo, efficienze che, tradotto, significa risparmi per le casse pubbliche. In realtà viene un po’ in salita, con i tempi che corrono, immaginare la costruzione di un nuovo ospedale in tempi ragionevoli visti i tali e tanti intoppi in cui è incorso l’ospedale CTO solo per una ristrutturazione durata otto anni, che peraltro non è ancora conclusa. Ma il tempo corre e le persone hanno bisogno di assistenza sanitaria continua a livelli almeno accettabili.

Le esigenze dei malati, le liste d’attesa. A riprova di questo la testimonianza di Pietro Pischedda, rappresentante dell’AIEA ( Associazione Esposti Amianto) che solleva il problema “Asbestosi”: “Sono già 167 i casi accertati nel Sulcis. Un numero purtroppo destinato ad aumentare nei prossimi anni. Oppure il dato terribile portato dallo stesso Onnis: “Ogni anno nel Sulcis 45 donne muoiono di cancro al seno”. Purtroppo le lunghe liste di attesa per visite specialistiche, radiologiche e altri servizi ( 11 giorni per avere il referto di una TAC, come dichiarato da una persona del pubblico) in aggiunta a una spesa sanitaria sbilanciata in rapporto ai 120 posti letto disponibili confermano che gli standard sanitari del Sulcis Iglesiente sono al di sotto della media nazionale, e forse anche di quella regionale.

La nuova sanità. Ecco perché nel convegno proposto dall’associazione Amici della Vita è stata portata una proposta di “nuova sanità” che è stata sapientemente illustrata da colui che l’ha pensata, Antonio Barracca, medico nefrologo e urologo, e condivisa da Giorgio Madeddu, medico e referente dell’associazione che ha promosso il convegno e Raimondo Ibba, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Cagliari. “Il segreto – ammette – è far funzionare meglio le strutture che già abbiamo per evitare le fughe dei ricoveri. Nel 2013, secondo i dati dell’assessorato regionale alla Sanità, si rileva che i pazienti che si sono fatti curare nella ASL 7 sono stati 1.436 a fronte di 4.827 pazienti che hanno preferito andare altrove. Inoltre dai dati si rileva che un’alta percentuale di ricoveri ( 28% nell’ospedale Sirai di Carbonia) poteva essere evitato con cure ambulatoriali. Il mondo della sanità è cambiato, aggiunge, perché è cambiata la popolazione: l’età media di questo territorio è di 45 anni e un terzo della popolazione ha un età compresa tra i 45 e 65 anni. Una popolazione di circa 26mila abitanti con più patologie e che fa ricorso più spesso a diverse terapie. E aggiunge ancora il medico: “Ecco, con questo bacino di utenza dobbiamo fare i conti, persone che hanno bisogno di assistenza su più fronti. Il punto centrale degli ospedali moderni è organizzativo. Non servono più settori specialistici con la loro autonomia ma settori generalistici, medicina e chirurgia, all’interno dei quali operano medici con competenze diverse, che interagiscono fra loro. Questo, è provato, è il modello più utile al paziente e quello che determina una maggiore efficienza e efficacia degli ospedali. Anche a fronte delle nuove patologie da affrontare come quelle cardiovascolari, diabete e obesità diventate vere e proprie epidemie”.

A ognuno il suo compito. Per raggiungere questo scopo, spiega ancora, bisogna diversificare le attività degli ospedali. L’ospedale Sirai di Carbonia, già Dipartimento e Accettazione di 1° Livello, deve svolgere appieno il suo ruolo per patologie acuti, il S.Barbara e il CTO devono assolvere ai ricoveri programmati e alle post acuzie che manca totalmente in questo sistema ospedaliero ma soprattutto, secondo Barranca, è arrivato il momento di creare il Dipartimento di Pediatria comprendendo chirurgia pediatrica, ostetricia, ginecologia, terapia intensiva neonatale, nido e neuropsichiatria infantile al CTO. Tutto l’ospedale diventerà un unico Dipartimento, un Ospedale Generale ( negli Stati Uniti si chiamano General Hospital). E poi la creazione delle “Recovery room” (Terapia Intensiva post-operatoria), dove i pazienti soggiornano nelle 24-48 ore post-operatorie fino al recupero e stabilizzazione dei principali parametri. In Italia si muore di più per complicanze post operatorie che per complicanze chirurgiche. In molti paesi evoluti è obbligatoria per legge.

La sanità digitale. Una riorganizzazione degli ospedali sarebbe però incompleta senza una informatizzazione importante. In Sardegna su questo c’è un enorme ritardo, ecco perché bisogna procedere da subito alla digitalizzazione delle attività cliniche. Stesso discorso vale per gli esami di laboratorio che devono essere accentrati in un’unica struttura come per quelli radiologici che devono essere rapidi e qualificati. Per questi ultimi occorre un’equipe di radiologi che si occupa esclusivamente di refertare, giorno e notte, gli esami eseguiti anche nell’altra struttura, le cui immagini vengono trasmesse per via telematica, così come i referti.

La soluzione finale. Ciò che servirebbe, all’Isola, ma soprattutto al Sulcis quindi non è l’aumento dell’offerta sanitaria con ospedali sovradimensionati ma strutture più snelle, con ricoveri più brevi. Un aumento della qualità delle cure e risorse necessarie per assistere a casa i pazienti cronici. Ma soprattutto occorrono buoni medici e infermieri che creano i presupposti perché un ospedale diventi un Centro di Eccellenza. Tanti rimedi per il rilancio della Sanità con le strutture esistenti, insomma, e soprattutto la parola chiave: risparmio. Il tutto in un contesto isolano con una spesa sanitaria totalmente fuori controllo (nel 2014 maggiori spese per 230 milioni). E il sogno di un nuovo ospedale del Sulcis forse rimarrà tale.

Carlo Martinelli

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