Sanità, in Sardegna il 14 per cento dei cittadini rinuncia alle cure: è il dato peggiore in Italia

La relazione sul 2024 mostra numeri in preoccupante aumento, mettendo in risalto l’isola con il dato peggiore seguita dal Lazio e dalle Marche

Nel 2023 circa 4,5 milioni di persone hanno rinunciato alle cure per motivi economici, per le lunghe liste di attesa o per le difficoltà a raggiungere i luoghi di erogazione del servizio. È questo l’allarme lanciato dal CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), che nella sua Relazione 2024 ha mostrato i numeri in aumento rispetto allo scorso anno. È infatti il 7,6% della popolazione italiana ad aver rinunciato a prestazioni sanitarie, contro il 7% del 2022 e al 6,3% del 2019, l’anno prima della pandemia. Un numero in costante aumento, se non si considera l’eccezionalità del 2021, quando le conseguenze legate al Covid-19 fecero incrementare il valore fino all’11%.

Rinuncia alle cure, il dato sulla Sardegna

Il Cnel ha poi fornito dati nel dettaglio, evidenziando come la Sardegna sia la regione d’Italia con il dato peggiore registrato. Nell’isola, infatti, il 13,7% dei cittadini ha rinunciato alle prestazioni sanitarie, dalle visite mediche agli accertamenti. Seguono poi il Lazio (10,5%) e le Marche (9,7%), mentre Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana e Campania hanno registrato i valori più bassi, inferiori al 6%. In media però, la quota più alta di rinuncia si è registrata al Centro (8,8%), mentre nel Mezzogiorno è pari al 7,7% e al Nord al 7,1%.

Gli altri dati raccolti evidenziano come a rifiutare maggiormente sia stata la fascia di età 55-59 anni (11,1%), seguita poi dagli anziani di 75 anni e più (9,8%). Percentuale minima invece tra i bambini fino ai 13 anni (1,3%). È emersa poi una differenza tra le donne con il 9% contro il 6,2% degli uomini. La rinuncia alle prestazioni sanitarie per motivi economici è rimasta stabile, passando dal 2019 (4,3%) al 2023 (4,2%). È aumentata invece la rinuncia dovuta alle lunghe liste d’attesa, che dal 2019 (2,8%) si è quasi raddoppiata nel 2023 (4,5%).

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