Sanità in crisi, 2.500 persone in piazza a Lanusei per il diritto alle cure

L’Ogliastra torna in piazza per il diritto alla salute. Migliaia di persone hanno partecipato stamattina alla manifestazione che si è tenuta a Lanusei, dove un lungo corteo partito da piazza Vittorio Emanuele, ha attraversato il paese ed è approdato davanti all’ospedale Santa Maria della Mercede. In prima fila le associazioni e i comitati per il diritto del malato, tutti uniti sotto l’egida di #ogliastrainlotta, ma anche sindaci, cittadini e la commissione sociosanitaria ogliastrina rappresentata dal sindaco di Lanusei, Davide Burchi, e tutti gli studenti degli istituti superiori della città con un cartello in evidenza: “Noi siamo il futuro dell’Ogliastra, abbiamo bisogno del nostro ospedale”.

“Siamo 2.500 persone e siamo pronti a fare qualsiasi cosa per dare la sveglia ai politici regionali e nazionali – ha detto Adriano Micheli dell’associazione #giulemanidallogliastra -. Nonostante le promesse della politica regionale gli ogliastrini non hanno diritto alla sanità: mancano i medici nei reparti di pediatria, cardiologia, ortopedia nel punto nascita. I reparti funzionano a singhiozzo, qualcuno chiude alle 20 e tutti i fine settimana, le nostre donne che devono partorire devono andare fuori, abbiamo addirittura il Pronto soccorso che deve essere rianimato. Continuiamo a non avere il direttore generale della Asl dimessosi qualche mese fa e i pochi medici rimasti vivono sotto stress. Non accetteremo mai che il nostro ospedale muoia nell’indifferenza generale, ma daremo battaglia in tutti i modi”. “Perché nonostante tutto non ci arrenderemo mai” è lo slogan della manifestazione. “In Ogliastra siamo 60mila abitanti e non possiamo morire perché siamo la provincia più piccola d’Italia – incalza Gennaro Esposito, rappresentante dell’associazione Volontari di Lanusei-. Qui il diritto alla salute è andato a farsi benedire: mancano 50 medici, attualmente ce ne sono 70 su 120, manca il direttore generale e la volontà della Regione e del Governo di mettere mano a questa situazione. Non è pensabile che un territorio che dista un’ora e mezza di macchina dai principali ospedali non debba avere un presidio territoriale. Né che per funzionare i nostri reparti debbano dipendere dai medici in prestito. La Regione trovi subito le soluzioni a questo disastro”.

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