di Aurora Vinci
Circa 1.400 persone di etnia Rom in Sardegna, di cui la metà sono minori. Sono questi i numeri emersi dal progetto “Inclusione della comunità Rom in Sardegna. Storia, cultura, interazione”, ricerca ideata e promossa da un partenariato che ha coinvolto Asce (Associazione Sarda Contro l’Emarginazione), il Comune di Cagliari, la Caritas San Saturnino Fondazione Onlus e la cooperativa sociale Il Gabbiano. Presentata oggi all’Università degli Studi di Cagliari, la ricerca mira a portare la voce delle comunità Rom nei contesti decisionali e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di abbattere i pregiudizi.
“La comunità Rom, composta da circa 12-14 milioni di persone in tutta Europa, e da 150-180mila sul territorio italiano, è tra le minoranze più vulnerabili del continente” ha dichiarato Luca Bravi, ricercatore e docente del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze. “Quando si prendono decisioni sui Rom, raramente questi sono coinvolti – ha continuato – quello che vogliono è sedersi ai tavoli di confronto per contribuire ai progetti che riguardano le loro vite”. Tuttavia, la percezione sociale di questo popolo è spesso distorta da stereotipi radicati. “Il nomadismo viene erroneamente percepito come una caratteristica genetica – ha spiegato Bravi – ma è il risultato di marginalizzazione e difficoltà economiche, spesso aggravate da lavori itineranti”.
Sono cinque gli insediamenti formalmente autorizzati in Sardegna (tra cui quelli di Sassari, Carbonia, Monserrato e San Nicolò D’Arcidano), mentre molti altri sono informali e privi di servizi essenziali. “Le condizioni abitative sono spesso disumane” – hanno evidenziato abitanti e assistenti sociali presenti all’evento.
“Non è facile trovare case per i Rom – ha raccontato Stefano Colaneri, mediatore culturale di ASCE – molte famiglie, sgomberate dai campi, finiscono nelle estreme periferie, in abitazioni carenti e a prezzi fuori mercato”. Uno degli aspetti più delicati della ricerca riguarda il pregiudizio: otto italiani su dieci nutrono stereotipi negativi nei confronti di questa comunità, associandoli a immagini di criminalità, inattività lavorativa e degrado sociale.
“Capita, anche involontariamente, che vi sentiate superiori – ha riflettuto Sabrina Milanovic, mediatrice culturale di Asce e parte integrante della comunità di San Nicolò D’Arcidano – la nostra dignità, quella della comunità Rom, viene lesa ogni giorno”. L’obiettivo finale della ricerca resta quello di portare avanti un cambiamento culturale e sociale, cruciale per garantire pari opportunità a una comunità troppo spesso invisibile e vittima di pregiudizi.
Nella foto: da sinistra Stefano Colaneri, la giovane Rom Clarissa, Luca Bravi e Sabrina Milanovic