Riprese col telefonino e insulti omofobi: posta il video, identificato e denunciato

Col telefonino ha ripreso un giovane in attesa di una visita medica all’ospedale San Camillo, estrema periferia di Sassari. Quando gli ha chiesto di non essere ripreso sollecitando l’intervento della guardia giurata, l’ha deriso e gli ha rivolto insulti omofobi. Alla minaccia di un’azione legale, ha risposto con gravissime minacce fisiche. Finito tutto, ha pubblicato il video sui social, scambiando per una bravata il suo inqualificabile gesto, favorendo però in questo modo la sua identificazione. Protagonista della vicenda risalente a lunedì mattina è un sassarese che ha speso così il tempo in attesa del suo turno al Serd. La vittima è un giovane del Nord Sardegna che, in un’altra fila, aspettava di sostenere accertamenti sanitari. “Ma mi stai facendo un video, scusa?”, ha chiesto. “Sì, sei un bel ragazzo”, è stata la risposta. “Intanto si chiede il permesso, c’è la privacy“, ha replicato il giovane. “Scusa, te lo posso fare il video?”, ha domandato lui, con voce sensibilmente alterata. “No, non me lo puoi fare”, è stato il diniego. Risposta: “Vabbé, io te l’ho fatto lo stesso”. Lì è intervenuta un’operatrice sanitaria. “La smetti?”, ha detto. La vittima si è avvicinata, “scusi, mi può chiamare la guardia? Perché mi ha fatto un video”, le ha chiesto, scatenando prese in giro e insulti omofobi, gravissimi, volgari, irripetibili. Esasperato, il giovane preso di mira ha minacciato una causa risarcitoria in caso di diffusione del video, ma per risposta è stato minacciato a sua volta. “Ti faccio prendere la pensione di invalidità”, gli ha replicato l’aggressore. Le immagini sono contenute nella denuncia sporta dal giovane, che grazie a Facebook è risalito all’identità dell’uomo che l’ha offeso e bullizzato pubblicamente.

“Dobbiamo respingere con decisione e in concreto comportamenti di discriminazione e di odio omofobico – commenta Mario Perantoni, deputato sassarese M5S e presidente della commissione Giustizia della Camera -. La richiesta che la commissione Giustizia del Senato porti avanti il ddl Zan nasce dall’urgenza di interdire e punire questi comportamenti: spero si faccia presto”.

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