Riparte la battaglia a difesa dei ricci: “Non mangiateli, lasciamoli in mare”

Il primo novembre in Sardegna inizierà la stagione della pesca dei ricci e anche quest’anno riparte la campagna per contrastarne il consumo. Da una parte pescatori e venditori che vivono guadagnando dal commercio e dall’altra le associazioni che puntano a difendere la specie, sempre più a rischio nei mari dell’Isola.

Sui social il tam tam per chiedere di non mangiare piatti a base di polpa di ricci è ripartito ieri con l’hashtag #Iriccimipiaccionoinmare. Al momento le condivisioni hanno sfiorato il migliaio. A promuovere l’iniziativa è l’associazione no profit Qui Etica: “Dopo la campagna dell’anno scorso #Nessunricciosulpiatto non ci siamo fermati, abbiamo interloquito con Università, ristoranti, consumatori e pescatori. Quest’anno siamo ancora qui, per chiedere di continuare la nostra battaglia e non mollare” si legge in un appello diffuso sui social.

Diverse le questioni aperte, su tutte la vendita della polpa di ricci nei vasetti: “È il vero danno, un danno enorme, che mette a serio rischio qualsiasi ragionamento, per non parlare del ‘confezionamento’ da parte di ambulanti privi di qualsiasi garanzia igenico-sanitaria”. Nelle confezioni è infatti impossibile distinguere la provenienza della polpa, capire se provenga da ricci pescati legalmente (quelli superiori ai cinque centimetri, esclusi gli aculei) oppure sotto taglia. Secondo un dato in mano all’Università di Cagliari quelli venduti sul mercato del capoluogo sono per circa il 60-70% inferiori alle taglie commercializzabili.

“Una altro problema – prosegue l’associazione – riguarda i pescatori abusivi ed i pochi controlli ma il problema è diventato talmente grave da coinvolgere anche quelli autorizzati”. Al momento in Sardegna non esistono dati aggiornati sullo stato dell’arte, cioè su quanti ricci siano effettivamente presenti sui fondali: “L’evidenza ci dimostra una risorsa a rischio estinzione ma in ogni caso ci vuole uno studio che l’Università sta cercando, con difficoltà, di portare avanti”.

Andrea Deidda

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