Esposto alle Procure della Sardegna per richiedere l’avvio di indagini volte ad accertare “eventuali responsabilità penali per danni gravi e irreversibili arrecati al territorio isolano”. Sotto accusa i decreti nazionali “che impongono all’Isola oltre 6.000 megawatt di produzione energetica, senza pianificazione né coinvolgimento delle comunità”. L’iniziativa è del comitato scientifico “Insularità in Costituzione”, con le denunce che riguardano in particolare gli effetti del “decreto Draghi” e del successivo decreto 236 del 2024, “che impongono alla Sardegna, entro il 2030, una produzione minima di 6.264 megawatt da fonti rinnovabili – è specificato – senza definire un tetto massimo e senza una preventiva pianificazione”.
Secondo il comitato, questi provvedimenti violano norme costituzionali, comunitarie e internazionali, “in quanto adottati senza adeguata Valutazione ambientale strategica e in assenza della partecipazione pubblica prevista dal diritto vigente”. Le conseguenze, è rimarcato, includono alterazioni profonde e irreversibili del paesaggio, del suolo, della biodiversità e dell’economia locale, specie nelle aree interne dell’isola, non ancora coperte dal Piano paesaggistico regionale: “L’impatto riguarda anche le attività produttive tradizionali, come agricoltura, pastorizia e turismo”. In assenza di misure precauzionali e correttive, “chiediamo di verificare la sussistenza di reati, con riserva di costituirsi parte civilev- sottoliena il comitatov-. Sollecitiamo inoltre di essere informati su eventuali proroghe delle indagini o richieste di archiviazione, nel rispetto dei diritti riconosciuti ai cittadini e ai portatori di interessi collettivi”.