Rientro di cervelli sospetto, il rettore di Sassari: “Tutto in regola”

Sette contratti a tempo determinato come ricercatori all’Università di Sassari, un lavoro triennale finanziato dalla Regione Sardegna con il programma “rientro cervelli” che sarebbe servito per far tornare in Italia i ricercatori che lavoravano all’estero, ma su cinque di quei contratti adesso ci sarebbero dei sospetti, tanto che l’ultima tranche del finanziamento da 1,5 milioni di euro, pari a 450 mila euro, all’Ateneo Sassarese è stata sospesa e l’assessorato regionale della Pubblica istruzione ha presentato una denuncia alla Procura di Sassari. Emergono nuovi elementi sul caso del bando sul “rientro dei cervelli” sospetto.

I dubbi sulla posizione di cinque dei sette ricercatori vincitori sono stati sollevati dagli esclusi alla graduatoria e dal loro legale Gianni Loy. L’ipotesi del legale è che avrebbero solo “intrattenuto saltuarie relazioni scientifiche di collaborazione con istituti stranieri” o svolgevano dottorati di ricerca nell’Isola e quindi non avevano i requisiti per ottenere il posto. Requisiti specifici quelli richiesti: dovevano aver “maturato importanti esperienze professionali all’estero”, essere laureati nati o residenti in Sardegna o figli di genitori nati o residenti in Sardegna, avere come titoli dottorato di ricerca o specializzazione medica e curriculum scientifico-professionale idoneo alla ricerca. Tra gli altri documenti da presentare anche la dichiarazione dell’università estera di riferimento, per certificare l’attività condotta per tre anni. Ma secondo gli accertamenti condotti dal legale cinque dei sette vincitori non sarebbero stati del tutto in regola.

Sul caso erano arrivate una interrogazione parlamentare e una in consiglio regionale, l’avvocato ha anche informato la Regione dei suoi sospetti. L’assessorato alla Pubblica istruzione hanno verificato le procedure amministrative e contabili poste in essere dall’Università di Sassari. I funzionari regionali hanno rilevato la mancanza di alcuni elementi di valutazione sull’esistenza e validità di alcuni requisiti di ammissione, che sono stati poi richiesti all’Ateneo sassarese.

Il 12 gennaio scorso la direzione generale della Pubblica istruzione ha trasmesso gli atti relativi alla Procura della Repubblica di Sassari e al responsabile regionale della Prevenzione della corruzione e trasparenza, comunicando la “sospensione del procedimento di erogazione dei fondi per la mancanza di alcuni elementi di valutazione utili alla verifica della correttezza della procedura”. Sarà adesso la Procura di Sassari a stabilire se le ipotesi formulate dall’avvocato che rappresenta i ricercatori esclusi siano corrette.
Pronto a dare battaglia il rettore di Sassari Massimo Carpinelli. “L’Università di Sassari respinge fermamente ogni falso addebito e si farà promotrice nelle opportune sedi legali di ogni azione volta a dimostrare la correttezza amministrativa del suo operato, nel rispetto delle procedure stabilite dalla legge e dal bando regionale -ha evidenziato Carpinelli -. Seguiamo con attenzione la vicenda della sospensione dei fondi da parte della Regione, ma gli atti che invieremo alla Procura evidenzieranno che l’ateneo ha operato legittimamente, in base alla documentazione prodotta dai candidati, che erano in possesso dei requisiti stabiliti dal bando e attestati dalle istituzioni universitarie straniere dove hanno svolto il triennio all’estero richiesto”.
E il rettore sottolinea come “i giudici competenti, amministrativi e penali, hanno già acclarato l’infondatezza di ogni addebito finora mosso all’ateneo in relazione alla procedura concorsuale in oggetto, come risulta da ultimo anche dal decreto del giudice penale del 15 febbraio 2018”.

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